Pnrr, gli urbanisti: la rimodulazione è un passo indietro, garantire risorse a città e territori
Il monito dell'Inu: l'attenzione e la cura alla città pubblica e la messa in sicurezza del territorio resti una priorità
«La rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza appena ufficializzata dal governo rischia di essere un passo indietro per la città pubblica e la messa in sicurezza del territorio». Si legge in una nota dell'Istituto nazionale di urbanistica. L'Inu sottolinea «la necessità che agli interventi usciti dal perimetro del Pnrr, tra cui quelli che rientrano nei Piani urbani integrati e che riguardano la rigenerazione urbana e il contrasto al rischio idrogeologico, continuino a essere riservate sia le risorse necessarie alla realizzazione che il medesimo ordine di urgenza e priorità, tipico del piano». Il dibattito in Parlamento, e la relazione del Servizio studi di Camera e Senato, ricordano gli urbanisti, hanno messo in evidenza che tali requisiti sono ancora da garantire: «Stiamo parlando di 13 miliardi sui 16 complessivi tolti dal Pnrr di diretta competenza dei Comuni, e di gare in molti casi fatte quando non di cantieri aperti e di opere già concluse».
«I Comuni - sottolinea l'Inu - hanno dimostrato in questa prima fase di applicazione del piano di essere pronti ed efficienti nell'utilizzazione dei fondi, è giusto perciò che il loro lavoro continui a essere valorizzato, tenuto conto che riguarda la realizzazione di infrastrutture pubbliche utili. L'Inu, che già inizialmente aveva messo in evidenza tutti i rischi di una scarsa considerazione, nel momento di predisposizione del Pnrr, della capacità e delle necessità di pianificazione e progettazione locali, auspica oggi di non dovere assistere a un rallentamento, quando non a un'eliminazione, dei percorsi degli interventi utili per migliorare la qualità della vita, la coesione sociale, la sicurezza dei territori».
Gli urbanisti ricordano che le stesse preoccupazioni sono state espresse dai sindaci e dai Presidenti di Regione. Tra questi il primo cittadino di Bari (presidente di Anci) Antonio Decaro, di Pesaro (presidente di Autonomie Locali Italiane) Matteo Ricci, di Napoli Gaetano Manfredi, il presidente del Friuli Venezia Giulia (presidente della Conferenza delle Regioni) Massimiliano Fedriga, del Veneto Luca Zaia, dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, che hanno sottolineato la mancanza di coordinamento, l'importanza dei programmi usciti dal Pnrr, l'efficienza dei Comuni, la circostanza che alcuni interventi sono di fatto già partiti, la necessità che ci sia chiarezza sui fondi alternativi, il rischio che sostituendo le risorse del piano con altre si perda la possibilità di realizzare ulteriori opere. La stessa Conferenza delle Regioni ha oggi offerto la propria disponibilità a collaborare ferma restando la necessità di garantire la copertura economica degli interventi.