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Tav bloccata/2. Riprende quota l'ipotesi di un referendum

di Filomena Greco e Manuela Perrone

All'indomani della mozione di maggioranza che ha "congelato" la Tav, tocca alla Lega difendersi dall'accusa di aver ceduto ai Cinque Stelle in cambio del voto sulla Diciotti. «Una sciocchezza planetaria: non c'è alcun blocco, c'è solo una revisione del progetto con l'obiettivo di portarlo a termine», sostiene Matteo Salvini sin dal mattino. «Si possono risparmiare soldi, ridimensionando alcune mega opere come la stazione di Susa, ma il treno inquina meno e costa meno delle auto». Non solo. Salvini torna ad aprire al referendum, commentando favorevolmente l'annuncio del presidente dem del Piemonte: Sergio Chiamparino sarà in aula martedì per chiedere al Consiglio regionale di avviare una consultazione popolare sulla Tav. Uno strumento più agile del referendum consultivo e soprattutto più adeguato al tema.

«Si tratta di un'iniziativa concreta, prevista dall'articolo 86 dello Statuto della Regione, che ci permette di far sentire la voce dei piemontesi in questa fase», chiarisce Chiamparino, che aggiunge: «Sulla Torino-Lione si continua a menare il can per l'aia e chi tiene bordo a Salvini è complice della volontà di bloccare l'opera». Toni aspri, dettati anche dal fatto che in Piemonte si vota a maggio, insieme alle europee, e la Tav resta uno dei temi chiave della campagna elettorale.La Lega non può permettersi di lasciare al Pd e a Forza Italia la bandiera del sì alla Tav. Per questo in tanti ridimensionano la portata della mozione. Il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi si dice convinto che «si possano recuperare altre risorse», il sottosegretario Armando Siri che «si troverà una sintesi». I governatori di Lombardia e Veneto, Fontana e Zaia, ribadiscono che l'opera è strategica. Ma dal M5S ufficialmente nessuna apertura. Il ministro Danilo Toninelli, a Radio24, ripete che la Tav «non è una priorità», ma nega che sia bloccata: «È solo sospesa per capire se i tanti miliardi impegnati possono essere spesi meglio per tutti gli altri cantieri sul territorio nazionale».

Nonostante le rassicurazioni della Lega, dunque, resta sul tavolo l'ipotesi di una mobilitazione del mondo produttivo a sostegno della Torino-Lione (si veda l'intervista a lato). La possibilità di uno stop che coinvolga imprese e lavoratori, lanciata come provocazione da Corrado Alberto dell'Api di Torino subito dopo il sì del Parlamento alla mozione, sarà valutata nelle prossime settimane. Intanto martedì in Consiglio regionale si chiariranno i prossimi passaggi sulla consultazione popolare, per cui serve una delibera dell'Ufficio di presidenza e il voto a maggioranza. «I tempi possono essere brevi – afferma Chiamparino – e insieme al Piemonte potrebbero muoversi anche altre Regioni interessate dal collegamento». A mobilitarsi è infatti il mondo produttivo di tutto il Nord. Per Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Veneto, il varo della mozione è un fatto «gravissimo»: «L'interesse nazionale, alle soglie di una ormai acclarata recessione tecnica e di un suo potenziale peggioramento, non può prescindere nell'accelerare gli investimenti in infrastrutture senza tentennamenti o indecisioni». E il Consiglio direttivo della Federazione nazionale dei Cavalieri del lavoro, presieduto da Antonio D'Amato, attacca: oggi è «gravemente compromessa la credibilità del sistema Italia a livello internazionale». Una crisi «fortemente accentuata dalla posizione assunta sulla Tav».

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