Amministratori

Province, il governo apre su funzioni ed elezione diretta - De Pascale nuovo presidente Upi

di Gianni Trovati

Il governo apre al ritorno delle Province a maggiori funzioni e all'elezione diretta. E l'appuntamento, tempeste politiche permettendo, è per marzo, quando dovrebbe chiudersi il lavoro del tavolo tecnico tra ministero dell'Economia, Viminale ed enti locali per la scrittura delle linee guida per il nuovo Testo unico degli enti locali. Queste direttive dovrebbero tradursi in una legge delega entro giugno, che oltre agli enti di area vasta riguarderà i Comuni su debito, dissesto e predissesto e regime dei controlli interni.

Il nuovo presidente
Le aperture ufficiali sono arrivate ieri all'Assemblea congressuale dell'Upi, dove Michele De Pascale (Pd, presidente della Provincia di Ravenna) è stato eletto presidente come successore di Achille Variati (Vicenza, anche lui Pd) arrivato a fine mandato. «C'è una riflessione seria sul ritorno all'elezione diretta – ha spiegato ai delegati il sottosegretario all'Interno Stefano Candiani – perché l'esercizio della democrazia è sempre una buona norma per un Paese democratico».

Il confronto Lega-M5S
La voglia di ritorno alle Province “vecchia maniera” è forte soprattutto in casa Lega, ma nonostante le cosiddette battaglie “anti-casta” di questi anni anche tra i Cinque Stelle si riconosce l'esigenza di riempire di contenuti e funzioni gli enti di area vasta. E su un nuovo equilibrio tra funzioni e rappresentanza l'accordo fra i due litigiosi partner di governo non sembra impossibile. «Il governo è compatto – assicura la sottosegretaria all'Economia Laura Castelli, del Movimento 5 Stelle – e c'è molto lavoro da fare perché veniamo da una gestione devastante», attribuita dai Cinque Stelle (e non solo) soprattutto alla riforma Delrio.

La questione risorse
Il neo-presidente De Pascale spiega che la battaglia sarà soprattutto «sulle risorse necessarie a finanziare davvero le nostre funzioni, dalla manutenzione delle strade all'edilizia scolastica». Ma se il governo decide per il ritorno all'elezione diretta «per noi va bene». Anche perché in ogni caso l'ordinamento scritto dalla riforma del 2014 fa acqua da molte parti: pesa l'assenza di assessori, sostituiti da un sistema di deleghe ai consiglieri troppo leggero per essere davvero efficace.

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