Appalti

Imprese con concordato in bianco, dalla Corte Ue arriva l'ok all'esclusione dalle gare

di Mauro Salerno

Mentre il decreto Sblocca-cantieri (ancora in bozza) tenta di anticipare l'applicazione delle norme previste dal nuovo codice di impresa che spingono verso l'ammissione alle gare delle imprese in crisi, la Corte Ue dà invece l'ok all'esclusione dalle gare d'appalto delle aziende che optano per la presentazione di un concordato in bianco. Le norme Ue, dice la Corte, non contengono divieti all'ipotesi di estrarre il cartellino rosso nei confronti di imprese che abbiano presentato domanda di concordato senza ancora aver messo a punto il relativo piano di rientro (cosiddetto «concordato in bianco»). La sentenza (relativa alla causa C101/18, depositata ieri) si riferisce al quadro normativo disciplinato dal vecchio codice (Dlgs 163/2006) e dunque dalla vecchia direttiva (2004/18), ma la sostanza non è cambiata e dunque la questione resta valida anche alla luce del nuovo codice.

Tutto nasce dai due diversi orientamenti giurisprudenziali (esclusione o meno) che si sono confrontati in assenza di una regolamentazione chiara. Tanto che la stessa sentenza della Corte, pur dando l'ok alla scelta di escludere dalle gare le imprese, ribadisce che è «altrettanto conforme al diritto dell'Unione e soprattutto al principio di uguaglianza nella procedura di aggiudicazione di appalti pubblici» sia «escludere» l'impresa «che ha presentato una domanda di concordato in bianco» che «non escluderlo».

La sentenza dunque sembra lasciare impregiudicate entrambe le opzioni, almeno fino all'entrata in vigore del nuovo Codice della crisi di impresa e della insolvenza dell'impresa (Ccii) con un'operatività, prevista per l'agosto 2020, che potrebbe però essere nella sostanza anticipata dal decreto Sblocca-cantieri varato «salvo intese» dal Governo.

La sentenza della Corte Ue

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