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Green economy anti crisi: in Italia il settore occupa 372mila imprese per un giro d'affari da 102 miliardi

di Giuseppe Latour

La green economy in Italia vale 102 miliardi e garantisce tre milioni di posti di lavoro, con 372 mila imprese che ne hanno fatto una vera e propria ricetta anti-crisi puntando su tecnologie a basso impatto ambientale. Sono i numeri più rilevanti di GreenItaly 2015, il sesto rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere, promosso in collaborazione con il Conai, che misura e pesa la forza della green economy nazionale. E che dimostra come la sostenibilità sia ormai un fattore chiave dell'innovazione per tutti i settori dell'economia italiana.

Un'assunzione su due legata all'ambiente nel 2015
Sono, infatti, 372mila le aziende italiane (ossia il 24,5% del totale) dell'industria e dei servizi che dal 2008 hanno investito, o lo faranno quest'anno, in tecnologie green per ridurre l'impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. L'orientamento green si conferma un fattore strategico per il made in Italy: alla nostra green economy si devono 102,497 miliardi di valore aggiunto, pari al 10,3% dell'economia nazionale, e 2,9 milioni di green jobs, ossia occupati che applicano competenze verdi. Una cifra che corrisponde al 13,2% dell'occupazione complessiva nazionale ed è destinata a salire ancora entro dicembre. Dalla "green Italy" infatti arriveranno quest'anno 294.200 assunzioni legate a competenze green: ben il 59% della domanda di lavoro.

Italia leader europeo
Parlando di imprese, sono sempre più quelle che fanno scelte green. Solo quest'anno, incoraggiate dai primi segnali della ripresa, 120mila imprese hanno investito in sostenibilità, o intendono farlo entro dicembre, il 36% in più rispetto al 2014. Questi risultati, nei bilanci, nell'occupazione e nelle performance ambientali del Paese, rendono l'Italia, nonostante i tanti problemi aperti, il leader europeo in alcuni campi dello sviluppo sostenibile.

Realacci: numeri importanti in vista di Parigi
Uno spread verde che fornisce un dato importante in vista dell'importante vertice Onu sul clima che a dicembre riunirà il mondo a Parigi, come spiega il presidente di Fondazione Symbola, Ermete Realacci: «La vocazione italiana alla qualità si esprime in una tensione al futuro che ha avuto proprio nella green economy uno strumento formidabile per migliorare i processi produttivi, realizzare prodotti migliori, più belli, apprezzati e responsabili. Puntando sul green non solo il made in Italy ha coniugato qualità, tradizioni, innovazione e competitività, ma ha aperto la via dell'economia circolare. Un nuovo modello di sviluppo che somiglia molto a quell'economia a misura d'uomo, che rifiuta lo scarto, attenta alla custodia della casa comune di cui parla Papa Francesco».

Lo Bello: evoluzione funzionale alla qualità delle nostre produzioni
Il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello, invece, spiega: «L'evoluzione ecosostenibile di una buona parte del nostro sistema produttivo è stata funzionale alla crescita della qualità delle nostre produzioni e della loro capacità competitiva». E' importante fare emergere «con queste analisi l'Italia dell'innovazione che scommette sul futuro. Continuare a far crescere questo volto verde della nostra economia vuol dire anche adoperarsi per creare un contesto più innovativo e competitivo. Le Camere di commercio sono già coinvolte su questo fronte e intendono moltiplicare il proprio impegno».

Starace: quattro nodi da sciogliere
Sul punto anche Francesco Starace, amministratore delegato di Enel, spiega che "la green economy è una delle speranze dell'economia italiana e globale". Ma nel nostro paese bisogna agire su quattro fronti: "Dobbiamo risolvere le arretratezze sul fronte della digitalizzazione. Dobbiamo aumentare l'interconnessione delle infrastrutture, a partire dalla banda larga. Dobbiamo risolvere le difficoltà legate alla logistica e dobbiamo migliorare la formazione professionale. Anche noi abbiamo difficoltà a trovare alcune tipologie di tecnici specializzati".

I settori coinvolti
Nel nostro Paese, nonostante le difficoltà, dall'inizio della crisi più di un'azienda su quattro ha scommesso sul green. Una propensione che abbraccia tutti i settori della nostra economia - da quelli più tradizionali a quelli high tech, dall'agroalimentare all'edilizia, dalla manifattura alla chimica, dall'energia ai rifiuti – e che sale al 32% nel manifatturiero, certamente il settore più coinvolto.

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