Appalti

Taranto, il Tar blocca l’ospedale - Gara da rifare per Invitalia

Resta per ora al palo uno dei progetti più importanti del Contratto istituzionale di sviluppo di Taranto: il nuovo ospedale “San Cataldo”. Arriva dal Tar di Lecce, infatti, il semaforo rosso per un progetto molto atteso, la cui ricaduta va al di là della costruzione del complesso se si considera che Taranto gioca sull’asse ambiente-salute-lavoro-industria la partita più importante per il suo futuro.

I giudici amministrativi hanno infatti accolto il ricorso presentato dall’azienda seconda classificata (Rti Research) ed annullato la declaratoria di congruità dell’offerta del Rti Debar (che si era aggiudicato l’opera) e l’aggiudicazione definitiva. Conseguenza, slitta ancora l’avvio del cantiere. E accade non solo mentre il premier Giuseppe Conte invita i ministri a portare iniziative al “Cantiere Taranto” e annuncia per fine anno un decreto legge «in cui faremo confluire progetti per Taranto» perché «noi vogliamo restituire alla comunità tarantina un ristoro», ma anche a pochi giorni dal Tavolo istituzionale convocato il 18 dicembre in Prefettura dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. Riunione che arriva dopo i vertici di aprile e giugno scorsi presieduti da Luigi Di Maio, allora vicepremier e a capo del Mise, e che fra l’altro ha all’ordine del giorno l’esame di proposte relative all’accelerazione della spesa del Contratto di sviluppo. Anche perché lo stop al nuovo ospedale conferma come lo sblocco di quanto già messo in pista (il Contratto ha una dotazione di oltre un miliardo tra fondi vecchi e nuovi ma la spesa effettuata sinora è ritenuta modesta) sia tra le priorità da affrontare. Ma perché è arrivato l’altolà del Tar?

Un passo indietro. A maggio, il Rti Debar ha vinto l’appalto (centrale di committenza Invitalia, società del Mef) con un ribasso del 23 per cento. Opera con base d’asta 161 milioni, appaltata a 122. Il raggruppamento vincitore ha dichiarato che costruirà l’ospedale in un anno e 3 mesi anzichè in 3 anni e mezzo con un taglio di 860 giorni e questo ha determinato una premialità. In prima istanza, l’offerta venne ritenuta anomala e si decise di fare un approfondimento che poi si è chiuso con l’aggiudicazione definitiva. Adesso, a fronte del ricorso di Rti Research (la cui ammissione alla gara è stata annullata dai giudici), il Tar osserva che proprio il rilevante taglio dei tempi non regge. Perché il Rti Debar ha dichiarato 5 giorni su 7 di lavoro, h24, mentre, dice il Tar, ci sono lavori rumorosi, come gli scavi, che in determinati orari non si possono eseguire per legge regionale. Per il Tar, «emerge in tutta evidenza come la riduzione temporale offerta da Debar non sia sostenibile, né effettivamente realizzabile, limitando l’esecuzione di attività disturbanti agli intervalli temporali previsti»: 7-12 e 15-19. C’è stato da parte dell’amministrazione «un difetto integrale di istruttoria su un elemento fondamentale», rileva il Tar. Per il quale «la previsione della relativa esecuzione si pone in insanabile contrasto con la normativa e col progetto». «Contrapposizione» che «non è in alcun modo mitigata, né tantomeno esclusa, dalla presenza di impianti di contenimento e/o di rilevazione delle immissioni». In attesa degli sviluppi al Consiglio di Stato, si tratta ora di vedere che ne sarà della gara. Fonti Asl Taranto escludono che si rifaccia. Ipotizzano una correzione di rotta da parte di Rti Debar o il ricorso al terzo in classifica, Rti Matarrese, essendo Rti Research fuori gioco. Fonti Invitalia (che ha gestito tutta l’operazione) invece affermano: «Stiamo studiando la sentenza e vedendo come fare una nuova aggiudicazione nel modo più corretto e nel minor tempo possibile».

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