A Milano pronto il restyling firmato Barreca & La Varra del palazzo dell'8oo a due passi da Piazza Cordusio
Sono terminati i lavori di rinnovamento del complesso di immobili ottocenteschi affacciati su via Orefici e via Cantù, a pochi passi dalla centralissima piazza Cordusio a Milano. Il progetto, svolto per la Sgr Savills investment management, con Hines come development manager, è dello studio Barreca & La Varra . Un nuovo tassello si aggiunge alla trasformazione dell'ex distretto della finanza e degli affari in polo del retail e del tempo libero, che prende forma con l'insediamento di grandi brand della ristorazione (come Starbucks che ha fatto ingresso nell'ex Palazzo delle Poste di Blackstone) e dell'abbigliamento (tra questi Uniqlo insediatosi più di recente nell'ex Palazzo Sorgente riqualificato da Park Associati sempre per conto di Hines). Ne conseguente il restyling di eleganti palazzi storici della piazza e delle aree limitrofe. Tra i progetti più grandi in corso, quello per la ristrutturazione del Palazzo del Credito Italiano, che vede la collaborazione dello studio Genius Loci Architettura (un'operazione da 100 milioni di euro gestita dal fondo di investimento cinese Fosun e dalla sua controllata Paref per conto della società assicurativa Fidelidade).
Il complesso formato da due palazzi dell'Ottocento, su cui è intervenuto lo studio Barreca & La Varra, è in parte in aderenza proprio al Palazzo di Blackstone. Ad innescare la trasformazione dell'area – ricorda Gianandrea Barreca – è stato il posizionamento dell'ex distretto finanziario in continuità fisica con un importante asse commerciale che si interrompeva in corrispondenza di piazza Cordusio, ma soprattutto la rimodulazione dei patrimoni immobiliari dei grandi gruppi, come Unicredit, Generali e Poste Italiane, che ha avuto come conseguenza lo svuotamento di edifici di grande pregio risultati poi molto attrattivi per gli investitori stranieri. Il complesso ottocentesco che fa angolo tra via Orefici e via Cantù era sede di Luxottica e prima ancora, «durante la Prima Guerra mondiale è stato l'ospedale militare degli Stati Uniti», racconta ancora Gianandrea Barreca. «Interrato, piano terra e primo piano sono dedicati al commercio. Già vi hanno fatto ingresso vari marchi».
Ai piani superiori vi sono gli uffici, «prevalentemente dedicati alla banca Rothschild & Co Italia (i cui interni sono firmati dallo studio Gbpa Architects di Antonio Gioli e Federica De Leva, nda) e allo studio legale K&L». «Per quanto riguarda la parte esterna dell'edificio, l'idea è stata quella di pulire la facciata e aprire al piano terra e al primo piano delle grandi vetrine, nel rispetto della modularità e del ritmo del prospetto», riferisce Giovanni La Varra. «Abbiamo da subito scelto di intervenire in pochi punti, ma in maniera decisa. Per la parte esterna, abbiamo solo aperto al massimo il piano terra in modo da rendere dichiarata questa nuova dimensione di strada dedicata allo shopping e al tempo libero. Per il resto il progetto è molto mimetico: gli interventi hanno riguardato o l'interno della corte o le parti alte, ma in condizioni tali per cui dai punti di vista notevoli, come l'angolo di piazza del Duomo o l'angolo opposto di piazza Cordusio, questi elementi non sono visibili e sono integrati nel contesto. Hanno tra l'altro una cromia in tono e in continuità con l'edificio stesso», spiega ancora l'architetto. Un calibrato sistema di luci definisce inoltre l'immagine notturna del complesso. «Abbiamo realizzato anche un'operazione di miglioramento energetico, incrementando l'isolante, eliminando i ponti termici e sostituendo tutte le finestre», continua Barreca.
La corte dell'edificio più grande del complesso è stata chiusa con una copertura di vetro e acciaio dal volume complesso. «Lo abbiamo potuto fare perché essendo la corte abbastanza compatta l'incidenza del sole diretto è molto poca», precisa Barreca. La copertura è trasparente verso il piano terra e specchiata verso i piani superiori. Si tratta di «un espediente che fa "esplodere" la dimensione della corte perché ne rifrange tutti i lati», sottolinea l'architetto. «L'edificio più grande – a parlare è ora La Varra - è asimmetrico perché ha un corpo che guarda su via Orefici alto quattro piani e un corpo retrostante di cinque». «Abbiamo demolito – continua - la facciata a "C" del quinto piano e l'abbiamo trasformata in una grande vetrata che dà accesso ad un piccolo balcone affacciato sulla corte, prima non praticabile». Sul tetto gli impianti sono inoltre stati schermati con dei rivestimenti pensati anche per non disturbare la vista dai tetti limitrofi. «Al primo piano – conclude Barreca – il collegamento che tiene insieme i due edifici, da semplice ponte, è stato trasformato in un elemento di architettura che sui due lati ha degli spazi collettivi: dei terrazzi ad uso degli uffici. È diventato un corpo aggiunto in coerenza col contesto, ma che mostra la sua contemporaneità, quindi un prisma di acciaio e vetro. Inoltre, all'ultimissimo piano abbiamo demolito un corpo aggiunto e fatiscente, e, traslando alcuni metri quadri di Slp, abbiamo realizzato una sala anch'essa tutta vetrata, dotata di una specie di piccolo porticato davanti che la mette in ombra». L'intervento ha condotto, inoltre, alla conservazione e alla valorizzazione della ricchezza materica delle due scale nobili dell'edificio più grande.
I crediti del progetto