Urbanistica

Roma, l'Anac accusa: troppi pasticci e proroghe nella manutenzione dei semafori

di Giuseppe Latour

L'Anac di Raffaele Cantone mette nell'angolo la deficitaria gestione della manutenzione dei semafori di Roma. Il caso risale a una delibera dell'Anticorruzione dello scorso maggio (la n. 43/2015), finora protetta da omissis. Ma scoperchia un clamoroso caso di cattiva gestione.

Roma servizi per la mobilità, società controllata dal Campidoglio, infatti, dopo avere affidato nel 2007 a un'Ati la manutenzione ordinaria e straordinaria dei semafori capitolini non si è preoccupata di fare in tempo una nuova gara per il contratto scaduto nel 2012. Ne sono seguiti 26 mesi di proroghe tecniche, durante le quali il servizio è stato gestito fuori dalle regole del Codice appalti. Ma non solo: la contabilità della società non consente di ricostruire in maniera esatta gli importi investiti per le manutenzioni negli ultimi anni. E' possibile che sia stato speso più di quanto era previsto nel contratto. Il risultato è che gli uffici di Cantone hanno segnalato il caso a Corte dei conti e Procura della Repubblica.

L'esposto anonimo
La questione ha al centro Roma servizi per la mobilità, società interamente controllata dal Comune di Roma, nata nel 2009 da una costola di Atac. E il contratto da 13 milioni di euro, stipulato a luglio del 2007, per la manutenzione ordinaria e straordinaria "degli impianti semaforici e di segnaletica luminosa per la disciplina del traffico".
Il 25 novembre del 2013 arriva all'Autorità un esposto anonimo nel quale "si segnalavano possibili conflitti di interesse" tra Roma servizi per la mobilità e un'Ati affidataria del servizio di manutenzione degli impianti semaforici. Il conflitto di interesse in questione era la parentela tra un dipendente dell'azienda e uno dei comproprietari dell'associazione temporanea di imprese. Anac ha fatto le sue indagini, consultando il registro della Camera di commercio e gli affidamenti ricevuti dalle società coinvolte.

Gli affidamenti diretti
Sono, allora, emersi "numerosi affidamenti di piccola entità per un importo totale di 40mila euro" all'Ati, attribuiti senza gara, al di fuori del contratto di manutenzione. L'Anac ne ha chiesto conto al responsabile del procedimento di Roma servizi, che ha spiegato come "in corso di esecuzione del contratto di appalto di manutenzione, è sopravvenuta l'esigenza di affidare attività ulteriori, consistenti nella realizzazione di nuovi impianti, divenuti necessari a causa di sopravvenute modifiche alla viabilità ovvero esigenze di sicurezza stradale. Tali attività sono state richieste in alcuni casi dall'amministrazione extra contratto di servizio, mediante specifiche determinazioni dirigenziali all'uopo finanziate, in altri casi da soggetti privati con assunzione dei relativi oneri. Dunque non erano comprese nel contratto originario ma erano ad esso strettamente connesse da punto di vista tecnico-economico, talché non erano separabili dal contratto originario, senza arrecare gravi inconvenienti al pubblico interesse". Una situazione che giustificherebbe la deroga alle regole ordinarie.

Conflitto di interessi
Quanto alla presenza nell'organico della società di una dipendente imparentata con uno dei proprietari delle imprese, il responsabile ha spiegato che "non svolge alcuna attività né è in alcun modo coinvolta nelle procedure di affidamento", ma è una semplice impiegata amministrativa. Una risposta che non soddisfa l'Authority di Cantone, per la quale invece il conflitto di interessi c'è, dal momento che la dipendente si occupa, anche se indirettamente, di gestione degli impianti.

Le proroghe tecniche
Al di là delle questioni di parentela, però, la delibera è un'occasione per mettere nel mirino il contratto con il quale Roma servizi per la mobilità ha affidato all'Ati per 13 milioni di euro a luglio del 2007 la manutenzione ordinaria e straordinaria dei semafori per 60 mesi, prorogabili di soli 6 mesi. Le cose, però, sono andate diversamente. Dice l'Anac: "All'avvio dell'istruttoria il contratto risultava già in regime di proroga". La naturale scadenza del contratto, infatti, sarebbe stata a giugno del 2012. Ma la gara per riaffidarlo è stata indetta solo a giugno del 2013, "ben dodici mesi dopo la scadenza naturale". I tempi tecnici della gara hanno costretto ad andare avanti in regime di proroga tecnica per un totale di 26 mesi, con 8 proroghe. Di fatto, tra giugno 2012 e settembre 2014 il servizio è stato affidato con una sorta di rinnovo tacito.

Troppi buchi nella contabilità
Ma c'è di più. Sulla contabilità di Roma servizi l'Autorità arriva a una conclusione durissima: "Data la frammentarietà dei dati dal 2007 ad oggi non è possibile avere contezza della contabilità generale; conoscere l'importo totale speso per la manutenzione ordinaria", e conoscere "l'importo totale speso per la manutenzione straordinaria e quello per l'esecuzione di nuovi impianti" o "se vi sono delle rimanenze o delle eccedenze rispetto ai 13 milioni previsti da contratto". In sostanza, è possibile che sia stato speso molto di più, ma non è in alcun modo possibile accertarlo.

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