Progettazione

A Milano la Triennale battezza il restyling delle Cavallerizze firmato Cipelletti

di Mariagrazia Barletta

Circa 1.800 metri quadri di aree espositive e servizi museali ricavati dal recupero di ciò che resta del maneggio di metà Ottocento. Apriranno il 2 aprile per ospitare eventi inclusi nel programma della XXI Triennale di Milano, le Cavallerizze, nuovi spazi annessi al museo nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano, nati da strutture storiche gravemente danneggiate durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale e ora resuscitate da un intervento di restauro e di ricostruzione. A firmarlo è l'architetto Luca Cipelletti, classe 1973, fondatore dello studio Ar.ch.it. Restauro, integrazione delle parti mancanti e ricostruzione, per valorizzare l'autenticità dell'esistente e marcare il carattere contemporaneo delle aggiunte. Questa la chiave del progetto che ricerca un equilibrio tra nuovo e antico.

A dirigere l'operazione, il Segretariato regionale per la Lombardia, in coordinamento con il museo. I finanziamenti arrivano dal ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, che ha messo sul piatto 4,2 milioni di euro. A questi si aggiungono altri 1,8 milioni stanziati dal museo. «Si è trattato di un intervento di restauro innovativo sia a livello progettuale, grazie ad un'efficace triangolazione tra Segretariato generale del Mibact, Soprintendenza e museo stesso con l'ottimizzazione di tempi e risorse a disposizione, sia a livello di finanziamenti, con fondi del ministero affiancati da sponsor privati che hanno creduto nella bontà del progetto», ha sottolineato sottosegretario ai Beni culturali e al turismo, Antimo Cesaro, intervenuto a Milano, alla presentazione dell'intervento.

Le strutture ora recuperate furono costruite a metà Ottocento quando il complesso monumentale dell'attuale museo, un ex monastero olivetano, era stato adibito a caserma militare. In tutto una sequenza di otto corpi di fabbrica con tetto a capanna, che andavano a creare due scuderie con al centro un maneggio. Una nuova aggiunta costruita nello spazio del giardino conventuale. Arrivarono poi le bombe, che danneggiarono il monastero, rasero al suolo la cavallerizza meridionale e distrussero due campate di quella settentrionale, oggetto, quest'ultima, dell'intervento appena inaugurato. Con il tempo i volumi delle cavallerizze furono impiegati come depositi e poi abbandonati. Il monastero fu ristrutturato dagli architetti Piero Portaluppi, Enrico Agostino Griffini e Ferdinando Reggiori e aperto nel 1953 come sede del museo della Scienza e della Tecnica «Leonardo da Vinci». Ma, le cavallerizze, escluse dall'intervento, furono lasciate al degrado.

Quanto alla rifunzionalizzazione delle antiche strutture delle cavallerizze, «il primo pensiero fatto, come architetto, non è stato - sottolinea Luca Cipelletti, - quello di intervenire cambiando una situazione esistente, ma piuttosto di valorizzare il preesistente integrandolo con un progetto di architettura contemporanea». «L'obiettivo – continua l'architetto - era quello di creare un vero e proprio sistema integrato alla realtà del museo, che permettesse all'insieme di godere di un rinnovato valore. Si è operato per sottrazione. Un volume di taglio, impostato sull'asse storico dell'edificio monastico, propone un lungo percorso prospettico, di circa ottanta metri, che un domani diventerà l'ingresso principale al museo».
Tale volume, ossia un lungo parallelepipedo che attraversa gli ambienti, taglia alcuni corpi di fabbrica e sostituisce le facciate mancanti delle prime cavallerizze, andando a creare un lungo asse di distribuzione impostato su una parete cementizia e sul quale si innesta una trave reticolare contenente tutti gli impianti.

Le strutture parzialmente conservate e quelle danneggiate dai bombardamenti sono state restaurate e integrate nel rispetto delle proporzioni e dei materiali dell'architettura storica. Dove mancante, la struttura di copertura è stata realizzata in carpenteria, mantenendo il passo delle capriate lignee originali. Nella parte centrale, laddove c'era il grande vuoto lasciato dalle bombe, sono stati realizzati due corpi attigui, ben riconoscibili già dall'esterno per il diverso trattamento di facciata. La chiusura verticale è realizzata infatti con grandi serramenti rivestiti di pannelli in bambù, alternati a stretti tagli vetrati a tutta altezza.
Il sistema di illuminazione è stato studiato con l'architetto Alberto Pasetti. Un progetto di lighting design che ha voluto valorizzare la particolarità costruttiva degli spazi e l'asse prospettico di collegamento delle sale espositive.
Nasce un nuovo spazio per la città. Il progetto delle Cavallerizze si inserisce, infatti, in un'idea di rinnovamento che ingloba anche le aree esterne al museo, tra le quali la piazza adiacente, che grazie al Comune di Milano, diventerà parte integrante degli spazi gestiti dal museo.

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