Appalti

Salini Impregilo diventa WeBuild, a marzo nuovo piano industriale

Il nome adottato punta a dare «ulteriore forza al brand, per renderlo immediatamente distinguibile ed innovativo»

di Laura Galvagni

Si erano dati tempo fino al 31 gennaio e alla fine ieri, a pochi giorni dalla scadenza, i promotori di Progetto Italia hanno trovato la sintesi sul nuovo nome da attribuire a Salini Impregilo: WeBuild.

Il cda ha approvato la proposta e ha spiegato così la scelta della denominazione: «Evoca immediatamente la chiarezza della visione dell’azienda, ancorata ad un verbo forte ed immediato come “Build”, mentre con “We” si vuole esprimere il ruolo fondamentale delle persone e della squadra».

È sulla scorta di questi principi, in sostanza, che è stato individuato il nuovo brand. Un passaggio che, come hanno sottolineato dall’azienda, rappresenta «un’ulteriore tappa nel processo di evoluzione di un gruppo sempre più globale e con forte radicamento in Italia. Un processo di crescita realizzato nell’ambito di Progetto Italia anche grazie alla partecipazione di CDP Equity e dei principali istituti finanziari del Paese (Unicredit, Intesa San Paolo, Banco BPM)». E nell’ambito di questa dinamica il prossimo step sarà quello più cruciale: il nuovo piano industriale. Quello che segnerà di fatto l’avvio operativo di Progetto Italia in un’ottica di ampliamento del raggio d’azione.


Le linee guida

Stando all’attuale tabella di marcia l’intenzione è quella di presentare il business plan di WeBuild a inizio primavera, ossia in occasione del consiglio di amministrazione convocato per l’approvazione dei risultati 2019. In quella sede, stando alle attese, verrà sottoposto al board il piano della nuova realtà. Progetto che, per certi aspetti, potrebbe riservare sorprese. La società sarebbe infatti pronta a cogliere opportunità finora non considerate e legate alle occasioni che stanno maturando nell’ambito delle concessioni, con riferimento soprattutto al paradigma crescente della sicurezza. Questo, ovviamente, sarà solo uno dei tasselli di un progetto che punta a una forte internazionalizzazione ma anche a un focus preciso sull’Italia. Al vertice della compagnia si ritiene infatti che il paese presenti numerose occasioni, oltre agli impegni già assunti negli anni sul territorio. All’interno del piano, ovviamente, sarà presente anche uno spaccato su Astaldi. In particolare, verrà dato conto dello scenario di realizzazione del concordato e allo stesso tempo si cercherà di fissare maggiormente nel dettaglio le date per completare l’aggregazione della compagnia nel perimetro della nuova realtà. L’asse tra Salini Impregilo e Astaldi, come previsto da Progetto Italia, dovrebbe produrre in prospettiva un soggetto da 9 miliardi di giro d’affari e 400 milioni di ebit. Ma in futuro, se il piano verrà allargato ad altri competitor, come ha sottolineato tempo fa in una missiva ai dipendenti Pietro Salini, si punta a «creare un gruppo internazionale ancora più grande, in grado di competere con i principali player del settore, capace di presentarsi sul mercato entro il 2021 con un fatturato di 14 miliardi, un portafoglio di 62 miliardi. Dieci anni fa questo era solo un sogno, oggi si sta lavorando per realizzarlo». Nel frattempo, un primo passo concreto in questa direzione è stata l’individuazione del nuovo nome.


Il brand

Il nome adottato punta a dare «ulteriore forza al brand, per renderlo immediatamente distinguibile ed innovativo». «Oggi per me è un giorno importante, facciamo un passo avanti nell’ambito di una grande operazione industriale e di crescita - ha dichiarato l’amministratore delegato Pietro Salini -. Il futuro di questo gruppo è, e deve essere sempre più, agganciato ad una chiara missione di crescita industriale e deve essere frutto dell’unione e della valorizzazione delle competenze delle persone». In virtù di questo, il cda ha deciso di sottoporre la proposta del nuovo nome all’assemblea straordinaria che si terrà in occasione dell’assise per l’approvazione del bilancio 2019.

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