Appalti

Rifiuti, piano di A2A per Roma: inceneritore vicino a Tarquinia

La miccia dell’emergenza rifiuti in Lazio è bruciata quasi del tutto e l’innesco del detonatore pare vicino. I fatti, allineati in sequenza.
La società lombarda A2A Ambiente ha presentato il progetto di un inceneritore a ricupero di energia per bruciare nella zona industriale di Tarquinia (Viterbo) 480mila tonnellate l’anno di rifiuti del Lazio. L’investimento è previsto sui 400 milioni e il tempo di costruzione è di due anni e mezzo — esclusi gli effetti su costi e tempi dovuti a comitati nimby, politici ambigui, ricorsi al Tar e controricorsi al Consiglio di Stato e tutto il restante armamentario del no.
Il consiglio della Regione Lazio è insorto contro il progetto dell’impianto dell’A2A per smaltire la spazzatura del Lazio.
Mercoledì il presidente di quella stessa Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha emanato un’ordinanza che dà al Comune di Roma e alla sindaca Virginia Raggi una settimana per individuare gli impianti in cui smaltire le 3mila tonnellate quotidiane di immondizia e se non sarà risolto il problema fra due settimane il Comune sarà commissariato dalla Regione per quanto riguarda il servizio rifiuti.
L’ordinanza di Zingaretti impone a tutti gli impianti di smaltimento dei rifiuti di lavorare a pieno ritmo dal 15 dicembre al 15 gennaio.
Gli impianti del Lazio sono strapieni e molti non sanno come accogliere l’immondizia di Roma. La discarica di Colleferro, località Colle Fagiolara, di proroga in rinvio sarà piena a tappo il 15 gennaio ma è stata sequestrata dalla magistratura dopo che vi è morto un addetto e non si sa quando potrà riaprire il cancello. Strapiene anche le discariche di Roccasecca (Frosinone) e di Fosso Crepacuore a Civitavecchia, che già cominciano a dirottare i camion pieni di spazzatura verso quella Viterbo che non vuole l’inceneritore dell’A2A.
La Corte di Cassazione (numero 42788 del 21 novembre) ha riaperto la questione dei rifiuti con “codice specchio” e le aziende di smaltimento del Lazio stanno rispedendo ai mittenti i rifiuti non accompagnati dalle analisi chimiche sulla loro innocuità.
I fatti, così allineati in sequenza, fanno pensare che la crisi dell’immondizia, sommata con l’aumento di spazzatura generato dalle feste di fine anno, sarà una difficile da superare per una Roma che rifiuta di avere qualsiasi impianto di smaltimento. Lo confermano le indicazioni del rapporto Was presentato ieri a Roma (si veda IlSole 24Ore di ieri).

L’inceneritore per alpinisti

Se Copenaghen è famosa per il suo nuovo inceneritore con pista di sci sul tetto inclinato, il progetto dell’A2A per Tarquinia prevede che la ciminiera venga allestita come palestra di roccia per chi adora bouldering, buildering, roofing e altre specialità dell’arrampicata. L’impianto sarà più piccolo di quelli di Acerra (Napoli) e Brescia e sarà simile per taglia a quello di Milano, cioè avrà la capacità di 480mila tonnellate l’anno sui 1,4 milioni di tonnellate indifferenziate e rimestate a Roma negli impianti Tmb. Il Comune di Tarquinia (a guida Lega) è insorto contro il progetto. L’impianto risponde ai programmi della Ue, che non prevede alcun addio alla tecnologia dell’incenerimento e vede invece negli inceneritori a ricupero di energia uno dei modi per integrare il riciclo.
Il Lazio produce 2,9 milioni di tonnellate l’anno di spazzatura, di cui solo 1,3 milioni di tonnellate sono raccolte in modo differenziato (ma in minima parte trovano la via dei riciclo). A Roma la raccolta differenziata non si schioda da un modesto 45% dei rifiuti.

Mercato saturo

Senza impianti, in pochi anni le tariffe per lo smaltimento in discarica sono raddoppiati da 45 a 95 euro la tonnellata, i Tmb da 88 a 165 euro; grandi imprese dell’Alta Italia chiedono fino a 200 euro la tonnellata per accettare la spazzatura dell’Ama di Roma. Si chiede un operatore del settore, Fabio Altissimi della Rida Ambiente di Aprilia: «Il Lazio rischia di passare da un monopolio all’altro?»

Gli altri impianti

È inutilizzata da anni la discarica da 250mila metri cubi della Pontina Ambiente mentre nel Lazio lavora un altro inceneritore, quello dell’Acea che smaltisce circa il 15% dei rifiuti della regione, mentre con un piano di sostenibilità al 2022 investirà 1,7 miliardi anche per un’impiantistica “soft” come per esempio i minimpianti distribuiti di compostaggio dei rifiuti organici, di cui il Lazio ha un fabbisogno disperato.

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