Appalti

False urgenze e affidamenti diretti: truccati appalti per 22 milioni al porto di Napoli

di Mau.S.

Falsati gli appalti per importanti lavori edili e strutturali nel porto di Napoli. Ammonterebbero a 22 milioni di euro i lavori nel porto finiti sotto la lente degli
investigatori nell'ambito delle indagini che ieri hanno portato sei persone ai domiciliari mentre per una settima è stata disposta l'interdizione dai pubblici uffici.

L'inchiesta, denominata "Criptocorruzione 2.0", è stata avviata due anni fa. Secondo la ricostruzione della Guardia Costiera di Napoli, coordinata dalla Procura, nel corso del
tempo i funzionari indagati avrebbero creato ad arte delle fittizie urgenze per poter utilizzare procedure più snelle, concordando preventivamente con le ditte colluse gli importi dei lavori nonché la ditta che si doveva aggiudicare l'appalto.

Per gli investigatori è stato anche gonfiato l'elenco delle ditte da invitare per gli appalti; nell'elenco però c'erano anche ditte che solo formalmente erano diverse ma che
risulterebbero intestate a prestanomi e facenti parte del cartello delle società colluse.
E in ultimo, è stato ricostruito, si sarebbe fatto anche ricorso alla procedura dell'affidamento diretto con l'assegnazione, in alcuni casi, a ditte apparentemente diverse che risultavano, invece, gestite dallo stesso imprenditore.

Nei colloqui intercettati tra i due funzionari dell'Autorità portuale di Napoli e alcuni
imprenditori, hanno segnalato gli inquirenti, si utilizzava un linguaggio in codice per
accordarsi.

Oltre alla notifica dei provvedimenti cautelari, gli uomini della Guardia Costiera hanno eseguito anche diverse perquisizioni e sequestri. Si tratta, dunque, di un'inchiesta
complessa che vede coinvolte decine di indagati.

«Tutti gli elementi emersi dall'indagine saranno valutati attentamente per assumere le conseguenti determinazioni. Sulla gestione degli appalti per la manutenzione siamo intervenuti introducendo regole severe a valle di una analisi effettuata sui procedimenti passati», ha detto Pietro Spirito, presidente della Autorità del sistema portuale del Mar Tirreno Centrale. L'Autorità ribadisce , inoltre, «come già è accaduto nei mesi passati,
la piena collaborazione dell'istituzione nei confronti della polizia giudiziaria e della magistratura».

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