Fisco e contabilità

Appalti/1. Allarme delle imprese: con la stretta sulle ritenute a rischio opere e servizi

Confindustria, Rete Imprese Abi, Ance e Assonime scrivono a Gualtieri

di Marco Mobili

Nel giorno in cui l’Istat ha certificato il crollo della produzione industriale (-1,9%, l’intero mondo produttivo ha scritto al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, per denunciare come la stretta sulle ritenute negli appalti metta concretamente a «rischio di blocco le attività per interi settori». Per Abi, Ance, Assonime, Confindustria e Rete Imprese Italia (Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) occorre «un rinvio o una soluzione alternativa» che - a parità di efficacia - «evitino oneri spropositati a carico delle imprese». Nella missiva recapitata lunedì sera al titolare di XX Settembre le confederazioni e associazioni chiedono «la soppressione delle nuove regole in materia di ritenute negli appalti o, almeno, di procrastinarne l’entrata in vigore al primo luglio 2020, applicandole ai contratti stipulati dal primo gennaio 2020».

Il mondo produttivo, pur riconoscendo all’agenzia delle Entrate la disponibilità ad un approfondito confronto per superare i dubbi interpretativi dei nuovi obblighi introdotti con il decreto fiscale di fine anno, sottolinea come le imprese, siano esse committenti o affidatarie dell’appalto, abbiano bisogno di «ulteriori approfondimenti e, in ogni caso, di tempi tecnici incomprimibili» per adeguare i processi gestionali e amministrativi.

Come ricordano le imprese i nuovi obblighi da un lato impongono di versare e comunicare le ritenute sui redditi dei lavoratori, «scomponendole in funzione dei singoli contratti stipulati con ciascun committente». Il tutto, per altro senza poter utilizzare in compensazione i propri crediti fiscali «in violazione dei principi dello Statuto dei diritti del Contribuente». Dall’altro lato, «scaricano sui committenti» l’obbligo dei controlli senza «attribuir loro i relativi poteri e, comunque, senza considerare i costi necessari e le energie sottratte al fare impresa». Controlli - ricorda la missiva - che «spetterebbero all’amministrazione finanziaria».

Per un quadro regolatorio chiaro in tutti i suoi aspetti le associazioni chiedono più tempo,dunque uno slittamento dei nuovi obblighi, come «presupposto imprescindibile per consentire alle imprese di riorganizzare, una volta per tutte, i processi amministrativi e gestionali e di eseguire correttamente i nuovi adempimenti che, altrimenti, si pretenderebbe di ottenere “al buio” dal prossimo 17 febbraio».

Dal territorio i segnali che arrivano non sono incoraggianti. «Molte imprese segnalano il concreto pericolo che la nuova disciplina possa bloccare l’attività di interi settori». Per questo le imprese e le banche chiedono il rinvio della nuova disciplina per consentire all’amministrazione di adottare «un sistema automatizzato e digitalizzato di rilascio dei certificati così da evitare il rischio ingolfamento degli Uffici territoriali dell’agenzia delle Entrate, nonché i possibili ritardi e disservizi che la procedura adottata nei giorni scorsi, nel poco tempo a disposizione, è probabile generi».

Il ritorno agli sportelli per ottenere un certificato di attestazione dei requisiti di affidabilità fiscale, appare in forte contraddizione con il nuovo corso dei rapporti tra fisco e contribuenti ormai improntati a un continuo scambio di dati e informazioni in formato elettronico e che, ricordano le associazioni, hanno richiesto a tutto il sistema produttivo «enormi investimenti» per assicurare il costante flusso di informazioni richieste dall’amministrazione.

Non va dimenticato, infine, come un possibile rinvio, possa essere utile per ottenere dal Garante della privacy un parere sugli obblighi di trasmissione al committente dei dati personali dei lavoratori «impiegati nell’esecuzione dell’opera o del servizio e sull’eventuale contrasto» con il regolamento Ue sulla tutela dei dati personali, in particolare sulla minimizzazione nel trattamento delle informazioni personali.

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