Appalti

Un arresto ogni 10 giorni: lavori pubblici primo settore per il rischio corruzione

Bandi su misura, assunzioni come contropartita degli appalti, funzionari pubblici più coinvolti dei politici: i risultati dell'indagine Anac sulla corruzione tra il 2016 e il 2019

di Mauro Salerno

L'ultimo caso, datato 29 gennaio, è arrivato da Nola. Cinque arresti nel comune napoletano per un episodio di «turbata libertà degli incanti», legato all'assegnazione di un intervento di riqualificazione urbana con tangenti di importo compreso tra 15mila e 70mila euro per funzionari e politici. Solo qualche settimana prima, a Induno Olona, due imprenditori e il geometra del comune varesino erano stati arrestati per tangenti legate agli appalti. Stesso film di altre decine di casi raccontate sulle agenzie di stampa e pagine di giornali.

Cronache di giornate per nulla straordinarie nel pianeta appalti, dove tra migliaia di funzionari e imprese oneste, trova evidentemente (troppo) facilmente spazio anche chi tenta di "mettere a frutto" ruoli di grande e piccolo potere.

Un arresto ogni dieci giorni e un caso di corruzione a settimana sono i dati del termometro che misura l'esposizione degli appalti pubblici al rischio corruzione. Numeri da febbre alta, anche se maturati nel pieno della crisi economica e al riparo dalle grandi inchieste sotto la debole illuminazione dispensata dai riflettori delle pagine interne dei giornali locali. A tenere più alta l'attenzione ci prova l'Autorità anticorruzione che in questi giorni ha diffuso il report sulla corruzione in Italia negli ultimi tre anni (2016-2019).

In questo lasso di tempo, informa l'Anac, sono state 117 le ordinanze di custodia cautelare per corruzione decise dall'autorità giudiziaria e correlate in qualche modo al settore degli appalti. «Esemplificando - si legge - è quindi possibile affermare che sono stati eseguiti arresti ogni 10 giorni circa». Si tratta avverte sempre l'Anac, di dati approssimati per difetto. Perché «ordinanze che ictu oculi non rientravano nel perimetro di competenza dell'Anac non sono state acquisite». In linea con questa cadenza temporale sono anche i casi di corruzione emersi analizzando i provvedimenti della magistratura: 152, ovvero uno a settimana (solo a considerare quelli scoperti).

In Sicilia, Lazio e Campania il maggior numero di casi
Dal punto di vista numerico, spicca il dato relativo alla Sicilia, dove nel triennio sono stati registrati 28 episodi di corruzione (18,4% del totale) quasi quanti se ne sono verificati in tutte le regioni del Nord (29 nel loro insieme). A seguire, il Lazio (con 22 casi), la Campania (20), la Puglia (16) e la Calabria (14). Il 74% delle vicende (113 casi) ha riguardato l'assegnazione di appalti pubblici «a conferma - sottolinea l'Anac - della rilevanza del settore e degli interessi illeciti a esso legati per via dell'ingente volume economico». Il restante 26%, per un totale di 39 casi, è composto da ambiti di ulteriore tipo (procedure concorsuali, procedimenti amministrativi, concessioni edilizie, corruzione in atti giudiziari, ecc.).

Strategie diverse in base agli importi
Su 113 casi di corruzione negli appalti solo 20 riguardavano affidamenti diretti. In tutti gli altri casi si è trattato di gare pilotate. «Ciò lascia presupporre l'esistenza di una certa raffinatezza criminale nell'adeguarsi alle modalità di scelta del contraente imposte dalla legge per le commesse di maggiore importo, evitando sistemi (quali appunto l'assegnazione diretta) che in misura maggiore possono destare sospetti», sottolinea l'Anac.

Burorazia batte politica
Il report mette in evidenza come a essere protagonisti dei canali di corruzione sono sempre più i funzionari e dirigenti pubblici che i politici. Sui 207 «pubblici ufficiali/incaricati di pubblico servizio» indagati 46 sono dirigenti pubblici, altrettanti tra funzionari e dipendenti, cui vanno aggiunti 11 Rup. Insomma, dice l'Anac, ora è «l'apparato burocratico» a farla da padrone. I politici, restano più in ombra, ma non mancano. Sono stati 47 quelli indagati di cui «43 sono stati arrestati: 20 sindaci, 6 vice-sindaci, 10 assessori (più altri 4 indagati a piede libero) e 7 consiglieri».

La «smaterializzazione» della tangente
Non sono solo i soldi a passare di mano. Il report mette in evidenza come «si manifestano nuove e più pragmatiche forme di corruzione». Posti di lavoro, consulenze, regalie. Anche sul passaggio di soldi (che comunque si verifica nel 48% dei casi esaminati) non si deve pensare a cifre astronomiche. Spesso si tratta di somme esigue: «2.000-3.000 euro ma in alcuni casi anche 50-100 euro appena».

Più prevenzione, no «deregulation»
L'Anac stigmatizza il fatto che la corruzione sia «scomparsa dal dibattito pubblico», mentre «rappresenta un fenomeno radicato e persistente, verso il quale tenere costantemente alta l'attenzione». Per questo «occorre rilevare come la prevalenza degli appalti pubblici nelle dinamiche corruttive giustifichi la preoccupazione nei confronti di meccanismi di deregulation quali quelli di recente introdotti, verso i quali l'Anac ha già manifestato perplessità». Il passaggio, quasi inutile sottolinearlo, è dedicato alle novità del decreto Sblocca-cantieri su affidamenti diretti e subappalti che l'Anac, ai tempi ancora guidata da Raffaele Cantone, ha criticato senza mezzi termini.

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