Appalti

Dl Semplificazioni, ritorna la Santa alleanza Ance-Legambiente per non bloccare le città

Polemica sulla norrma che consente a docenti universitari di avere in affidamento diretto progetti e consulenze

di Giorgio Santilli

«Preoccupanti le modifiche al decreto Semplificazioni che il Senato sta votando: invece di semplificare e avviare un grande piano di sostituzione edilizia e di rigenerazione di zone degradate dei nostri centri urbani si stanno riproponendo visioni retrograde» che rischiano «di bloccare le città». Sono le parole durissime, forse storiche, che sanciscono il ritorno della Santa alleanza fra i costruttori dell’Ance e l’ambientalismo di Legambiente contro le visioni ideologiche dell’ambientalismo ideologico e radicale confluite negli emendamenti della ex Verde, ora Leu, Loredana De Petris, all’articolo 10 del decreto semplificazioni. Le parole sono del presidente dell’Ance, Gabriele Buia, e del vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini. Le semplificazioni - dicono - sono «solo di nome e non di fatto», con una critica che travalica lo stesso riferimento esplicito all’articolo 10 sulla rigenerazione urbana. Ma è lì, sulle città, che l’alleanza si salda. «Non possiamo accettare - dice la dichiarazione congiunta - che la confusione e i veti politici mettano a rischio il futuro dei nostri centri urbani, uno dei motori principali della nostra forza economica e sociale».

Secondo Ance e Legambiente «in questo momento così difficile non ci si può affidare a una girandola di emendamenti spesso contradditori, occorre una visione, un progetto sul quale tutte le forze politiche devono lavorare con spirito di unità nell’interesse del Paese, che deve tornare a crescere e svilupparsi in un’ottica di sostenibilità e di innovazione. Spirito che ci dovrà guidare e che sarà essenziale per spendere al meglio le risorse del Recovery fund». Buia e Zanchini fanno appello al governo e alle forze di maggioranza: «Rimettere subito al centro dell’agenda politica le vere priorità, sulle quali tutti dobbiamo e possiamo dare un contributo importante per il raggiungimento di obiettivi comuni».

Se l’emendamento De Petris, estendendo alla città storica in senso molto ampio le aree dove non scatterà la semplificazione della demolizione e ricostruzione, ha reso evidente la volontà della maggioranza di ingessare le città e ha impedito con una sorta di interdizione qualunque miglioramento effettivo del testo dell’articolo 10, bisogna dire anche che già il decreto legge andava nella stessa direzione, escludendo le «zone omogenee A» dalla classificazione della demolizione e ricostruzione come ristrutturazione edilizia: passaggio che consente di realizzare gli interventi in Scia pur modificando volumi e sagome. Di fatto, il combinato disposto del decreto e dell’emendamento De Petris congela qualunque serio programma di rigenerazione urbana mediante edilizia di sostituzione e impone rammendi sugli edifici esistenti. Porte sbarrate anche all’inserimento nelle città consolidate di architetture di qualità.

Ma quella della rigenerazione urbana non è l’unica bufera che si è abbattuta sul decreto semplificazioni. Ieri si sono scatenati anche gli ordini professionali contro la corsia prefereziale, non nuova in realtà, data a professori e ricercatori universitari. Si tratta di un emendamento della Lega che fornisce un’interpretazione autentica alle norme già presenti nell’ordinamento e consente le consulenze purché non si tramutino in un regime di subordinazione e non contemplino un’organizzazione di mezzi e persone. Non mancano pressioni, anche nella maggioranza, per stralciare la novità dal maxiemendamento che in serata doveva essere presentato per il voto di fiducia di oggi e continuava a slittare di ora in ora. Nelle ultime bozze non c’erano stati significativi cambiamenti rispetto al testo approvato nelle commissioni Affari costituzionali e Lavori pubblici. Si discuteva ieri anche dello stralcio di un altro emendamento, a firma Leu, che rimette alla Valutazione di impatto ambientale (Via) gli elettrodotti marini rientranti nei progetti di competenza statale, tra cui sarebbe anche quello che deve arrivare in Sardegna.

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