Appalti

Extra-oneri Covid, i costruttori preparano le riserve sui lavori in corso

Rebecchini (Acer): nell'immediato, i costi aggiuntivi per la sicurezza, ma non solo, gravano sugli operatori, serve copertura normativa. Lo schema di riserva dell'Ance

di Massimo Frontera

Non è ancora chiaro a quanto ammonterà il costo aggiuntivo da sostenere per assicurare nei cantieri la protezione dal contagio di coronavirus. È certo però che, nell'immediato, questi costi dovranno essere sostenuti dalle imprese. Imprese che il prossimo lunedì 4 maggio riapriranno i cantieri pubblici e privati, adeguatamente allestiti, non solo con dispositivi, ma anche con una inedita disciplina di comportamento e responsabilizzazione degli addetti e con rilevanti novità nella organizzazione delle lavorazioni. Tutte le prescrizioni dovranno essere previste e indicate, con relativi costi, nell'aggiornamento del piano di sicurezza e coordinamento. E tutti i costi saranno reclamati alla stazione appaltante. Nel caso in cui non si raggiunga un consenso, le imprese stanno preparando un piano "B" per tutti i cantieri in corso sospesi e riattivati.

Serve appunto a questo uno schematico documento che sta girando tra le imprese di costruzione. Si tratta di una " bozza di riserva per rimborso oneri aggiuntivi di sicurezza ". Il documento è liberamente scaricabile dal sito della sede territoriale dei costruttori edili di Ragusa insieme a una ricca documentazione normativa, regolamentare, procedurale e tecnica legata all'emergenza Covid che l'associazione siciliana, per espressa volontà dei suoi vertici, ha messo a disposizione gratuitamente anche alle aziende non aderenti al sistema Ance. In particolare, sulla sicurezza, spiega il direttore di Ance Ragusa, Giuseppe Guglielmino, «stiamo incoraggiando le imprese a contattare le stazione appaltanti per un confronto sulla gestione della sicurezza in emergenza, e avviare un dibattito per individuare tutti gli adempimenti, con relativi costi, per il periodo di emergenza, cioè almeno fino al 31 luglio. Se questo non dovesse avvenire, allora noi diciamo di fare una riserva per quantificare il danno che si sta subendo».

Lo schema di riserva
Il testo, molto semplice e schematico, che le associazioni territoriali dell'Ance stanno mettendo a disposizione delle imprese («su input dell'Ance nazionale», sottolinea Guglielmino) fa un elenco delle varie possibili misure che rientrano nel «necessario adeguamento ai Protocolli per la Sicurezza per il contenimento dell'emergenza da Coronavirus». Si suggerisce all'impresa di apporre la «seguente riserva, richiedendo il pagamento di quanto dovuto per gli oneri della sicurezza e gli oneri accessori conseguenti, ai sensi dell'art. 23, comma 16 del codice appalti». Si passa poi alla quantificazione («salvo successiva integrazione») di tutti i costi aggiuntivi «resisi obbligatori e riferiti ovviamente a tutte le attività di cantiere». La lista (non esaustiva) è lunga e include tutti gli ovvi dispositivi di sicurezza aggiuntivi ma anche vari extra-oneri meno scontati, come quelli legati ai costi addizionali per adeguare le polizze assicurative, il deficit di produttività rispetto ai tempi inizialmente previsti e, infine, la «lesione dell'utile», sempre legato all'allungamento dei tempi per le varie lavorazioni. Per ciascuna voce vanno indicati «unità di misura, costo unitario e costo complessivo».

Rebecchini (Ance Roma): serve copertura normativa per gli extra-oneri
A quanto ammonteranno i costi? «È ancora difficile dirlo, anche perché possono variare anche sensibilmente a seconda del tipo di lavoro - risponde Nicolò Rebecchini, presidente dei costruttori romani - anche se c'è chi dice 8%, chi 10% e chi 12%». Ma il presidente dell'Ance Roma segnala che il vero problema per le imprese è di tipo più normativo. «L'onere maggiore - spiega Rebecchini è quello della riorganizzazione del cantiere, prevedendo turnazioni che non erano necessarie, vincoli e contingentamenti negli spazi comuni e in entrata e uscita, e nei trasporti. La riorganizzazione necessariamente allungherà i tempi perché è evidente che il rallentamento della produzione si traduce in un incremento di costi e una erosione dell'utile dell'impresa. Questi costi dovranno essere riconosciuti».

Manca la copertura normativa
E questo conduce all'esigenza di una disposizione normativa che porti a riconoscere questi costi aggiuntivi. «Quello che stiamo chiedendo, a livello nazionale - aggiunge Rebecchini - è che venga sancito il principio che il Covid 19 produrrà maggiori oneri: nel protocollo sottoscritto a marzo tra le parti e poi rinnovato il 24 aprile, si è scritto che il Covid coinvolgeva gli oneri per la sicurezza, ma una definizione normativa non c'è». «Cosa può fare l'impresa? - ragiona il presidente dell'Acer -: fare la riserva e combattere, prima sull'"an", cioè sul "se" debba essere riconosciuto un onere aggiuntivo, e poi sul "quantum", cioè sulla cifra. Ecco noi vogliamo che l'"an" deve essere assolutamente sancito».

Il contagio da Covid è infortunio sul lavoro
L'altro aspetto della gestione del Covid in cantiere, che preoccupa le imprese molto più degli extra-costi, è il fatto che il contagio da Covid 19 di un lavoratore in cantiere non è considerato una malattia ma un infortunio sul lavoro. Questa equiparazione (che vale per i cantieri ma anche per qualsiasi luogo di lavoro) è disposta dal decreto legge "Cura Italia" (articolo 42) e viene ritenuta dalle imprese particolarmente gravosa. «Ne consegue - spiega il costruttore romano - che c'è tutta una rilevanza civile e penale a carico del datore di lavoro, il quale deve dimostrare di avere fatto il massimo del possibile». «Anche per questo - conclude - è difficile che non possa essere riconosciuto il recupero degli oneri sostenuti dall'impresa per la sicurezza».

Lo schema di riserva per gli extra oneri Covid dell'Ance

Schema di riserva di rimborso degli oneri aggiuntivi per la sicurezza

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