Personale

Scuole senza sostegno: ancora da nominare dai 50 ai 75mila docenti

Su 21mila assunzioni di prof specializzati in porto meno di 2mila: in corso le chiamate dei 19mila supplenti, entro il 24 le «deroghe»

di Eugenio Bruno

Un’emergenza nell’emergenza. È quella rappresentata, nei giorni della riapertura a singhiozzo delle scuole, dalla cronica mancanza degli insegnanti di sostegno. In una misura che attualmente va, a seconda della stima, dai 50 ai 75mila prof. Con tutte le conseguenze (emotive e non solo) che possiamo immaginare per le famiglie dei ragazzi con disabilità. E che hanno spinto lunedì 14 il ministero dell’Istruzione a fare ben due comunicati in poche ore per assicurare che accertamenti erano in corso sul presunto respingimento di un alunno a Pisa e di un altro a Roma per l’assenza del personale specializzato.

Approfondire il tema significa addentrarsi in uno dei problemi storici della scuola italiana, che il Covid-19 ha soltanto aggravato. In un contesto in cui - come hanno ricordato i sindacati nella conferenza stampa unitaria (e virtuale) di ieri che è servita anche a rilanciare la manifestazione nazionale del 26 settembre - appena il 26,5% delle assunzioni è andata a buon fine (22.500 su 85mila) al sostegno è andata ancora peggio con meno di 2mila (1.600 secondo viale Trastevere) nomine a tempo indeterminato riuscite su 21mila tentate. Ciò significa che sono 19mila i posti di ruolo non assegnati e destinati adesso a un supplente. Sulla base delle chiamate che gli uffici scolastici regionali stanno facendo proprio in questi giorni attingendo alle nuove graduatorie provinciali (Gps) volute dalla ministra Lucia Azzolina anche per avere un’anagrafe digitalizzata dei titoli posseduti dagli aspiranti docenti.

Ipotizzando che tutte le nomine arrivino nel minore tempo possibile all’appello mancherebbero comunque le 51mila deroghe (e cioè gli incarichi assegnati a un prof non specializzato) calcolate sull’organico di fatto, che si sono rese necessarie a settembre dell’anno scorso per coprire le nuove esigenze e e che serviranno anche stavolta. Contratti a tempo determinato che, secondo la tabella di marcia fissata dal ministero dell’Istruzione, saranno formalizzati entro il 24 settembre. Ma secondo un’elaborazione della Cisl Scuola, che prende come riferimento la situazione di dicembre 2019, i posti in deroga quest’anno saranno 25mila in più. Da qui la forbice di 50-75mila docenti di sostegno che ancora non sono in classe citata all’inizio.

In realtà, la mancanza di prof specializzati è un problema antico. Del flop delle assunzioni per il 2020/21 si è detto ma negli anni scorsi non è andata meglio: nel 2016/17 1.568 assunti su 10.319 posti di sostegno vacanti; nel 2017/18 3.344 su 13.393; nel 2018/19 1.682 su 13.329; nel 2019/20 3.253 su 14.593. Un disallineamento tra domanda e offerta che si spiega sia con l’abitudine di molti docenti ad accettare il ruolo sul sostegno per poi spostarsi appena possibile sul posto comune (lo hanno fatto in 8.500 nell’ultimo triennio), sia con un plotone di “formati” ancora troppo basso. Il quinto ciclo di tirocini formativi attivi (Tfa) è appena partito e specializzerà 19.585 studenti. Cinquemila in più del ciclo precedente (e buoni per le assunzioni dell’anno prossimo) ma comunque inferiori al fabbisogno che abbiamo appena descritto. Per cercare di colmarlo la ministra Azzolina sta spingendo per trasformare le deroghe in altrettanti posti aggiuntivi nell’organico di diritto. A quel punto sì, è il ragionamento fatto a viale Trastevere - che si potranno aumentare i posti dei Tfa. Ammesso che le università abbiano le risorse (e gli spazi) per farlo.

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