Amministratori

Veneto, l'export è frenato dai trasporti: «Modello Genova sulle infrastrutture»

Procede l'attraversamento di Vicenza ma mancano gli altri tasselli del puzzle

di Barbara Ganz

Qualcosa si muove per l’alta velocità veneta, che nelle ultime settimane ha registrato progressi attesi da anni. A cominciare dalla firma dell’addendum al Protocollo di intesa per la valorizzazione del nodo ferroviario di Padova tra ministero dei Trasporti e delle infrastrutture, Regione Veneto, Comune di Padova, Rete ferroviaria italiana e Fs Sistemi urbani.

Il metodo Genova

Un passaggio che «è un passo avanti sostanziale verso la città del futuro – ha commentato Massimo Finco, presidente Vicario di Assindustria Venetocentro – e ha il merito di fissare con chiarezza i rispettivi impegni progettuali e realizzativi rimasti a lungo ambigui sull’Alta Velocità da Vicenza a Padova, sulla riqualificazione dell’attuale stazione di Padova centrale e la connessa ricucitura e riqualificazione urbana nell’area circostante fino al Polo dell’innovazione in fiera e a Padova Uno, ma anche sul raddoppio del binario di Interporto o su ogni soluzione che possa incrementare la capacità di carico e movimentazione indispensabile per supportare la crescita dei traffici e valorizzare l’investimento nelle nuove gru a portale. Nodi decisivi non solo per il sistema Padova, ma per la competitività e l’attrattività di tutto il Veneto centrale». Un punto di chiarezza lungamente atteso, fortemente voluto in ogni sede dalle imprese e dalle categorie economiche che ora sono pronte al lavoro di squadra perché siano rese disponibili le risorse necessarie. «Il rafforzamento della dotazione infrastrutturale e logistica - continua Finco - è condizione imprescindibile per la ripartenza di un’area a forte vocazione manifatturiera, crocevia dei flussi merci e passeggeri verso gli altri Paesi europei, verso i quali è rivolto il 63% del nostro export. Crediamo che sia una delle chiavi di volta per il rilancio nell’attuale, difficile fase di ripartenza. Ma deve essere fatto con un’azione determinata e continuativa, con investimenti e tempi certi, coinvolgendo i territori, a cominciare da quelli trainanti, semplificando e velocizzando procedure e finanziamenti, anche con procedure eccezionali, laddove necessario». Il modello è quello della ricostruzione del ponte di Genova: «Se le infrastrutture rappresentano davvero il volàno della nostra ripresa, i tempi lunghi dei nostri cantieri sono una palla al piede. Otto-dieci anni per l’Alta Velocità a est di Verona fino a Padova sono drammaticamente incompatibili con i tempi dell’economia e della competizione internazionale. Chiediamo alla ministra De Micheli, al Governo e per le sue competenze alla Regione Veneto, che l’Alta Velocità da Verona a Venezia possa rientrare tra i progetti da finanziare attraverso il Recovery Fund e sia inserita tra quelli da commissariare per abbattere i tempi, in quanto progetto strategico non solo per il Veneto e il Paese, ma - una volta completata la Milano-Venezia - anche per l’Europa, considerato che va a completare il corridoio Mediterraneo dalla Spagna all’Ucraina».

Il nodo Verona

E altri due passi avanti per l’alta velocità ferroviaria in Veneto riguardano entrambi il nodo di Verona. Il primo è rappresentato dalla delibera Cipe approvata a fine 2019, ma pubblicata in Gazzetta ufficiale ad aprile, per il progetto preliminare dell’ingresso Ovest in stazione. Il tratto Brescia Verona è già in fase esecutiva, in capo al general contractor, ma mancava ancora questo tassello; ancora più recente – porta la data del 14 maggio – il via libera sempre del Cipe al progetto – questa volta preliminare – dell’ingresso Est, che prevede anche la delicata intersezione con la linea del Brennero. I due ingressi valgono, nel primo caso, 380 milioni di lavori quasi del tutto finanziati, e nel secondo una cifra quasi equivalente, 375. Il secondo è costituito dalla sottoscrizione dell’Atto Integrativo tra RFI e il General Contractor Iricav Due per l’avvio delle attività di realizzazione del primo lotto funzionale Verona – Bivio Vicenza della linea AV/AC Verona – Padova, ufficializzata dal ministro De Micheli lo scorso 10 agosto a Verona. Si tratta del lotto che dalla stazione di Verona giunge ad Altavilla Vicentina, prima dell’ingresso nel territorio urbano di Vicenza: dopo questo atteso tassello dovrebbero essere necessari 82 mesi di lavori, per un importo complessivo di 2.790 milioni di euro, dei quali finanziati 1.364.

Novità riguardano anche l’attraversamento di Vicenza, oggetto del secondo lotto funzionale della tratta Verona-Padova. Il 27 agosto è stato pubblicato sul Bur della Regione Veneto la delibera con la quale la Giunta regionale approva il parere reso dalla Commissione Via regionale sul progetto preliminare. Era il tassello che mancava affinché il ministero, cui era già stato trasmesso il parere tecnico della Commissione Via nazionale del 1° marzo 2019, potesse sottoporre il progetto preliminare al Cipe per la relativa approvazione. Una volta che il Cipe avrà deliberato, serviranno sei/otto mesi per il definitivo e, una volta approvato quest’ultimo, circa 77 mesi per l’ultimazione dei lavori. L’importo di questo lotto è stimato in 805 milioni di euro, attualmente sono finanziati 150 milioni. Per il terzo lotto, che uscendo da Vicenza porta a Padova con l’ingresso nella relativa stazione, la progettazione è solo a livello di studio di fattibilità da Vicenza fino a Grisignano di Zocco, mentre da qui a Padova c’è ancora il preliminare approvato con delibera Cipe nel 2006. Infine, da Padova a Venezia è già operativo il quadruplicamento della linea storica.

Il grande puzzle

Quello della Brescia Padova, in sostanza, rimane un grande puzzle di tratti a diversi stadi di progettazione e avanzamento, ma i vantaggi potrebbero essere legati anche alle singole parti: con il tratto Verona Padova in funzione, ad esempio, i treni più veloci e performanti potrebbero raggiungere velocità più elevate, perché attualmente le Frecce passano di qui ma devono tenere conto dei limiti strutturali della linea. Qualcosa di simile avviene con la Pedemontana Veneta, dove singole tratte vengono inaugurate ed entrano in servizio: circa un mese fa è toccato al percorso fra Breganze e Malo, mentre poco più di un anno fa, anche sull’onda di forti pressioni delle categorie economiche, era stato tagliato il nastro del primo tratto fra l’autostrada A31 e Breganze, 7 chilometri che, eliminando l’attraversamento di Dueville, riducono anche di mezzora i tempi di percorrenza per l’accesso al Bassanese. Restano due nodi : quello della galleria di Malo, oggetto di indagini e sequestri, e il collegamento con la A4: solo allora la nuova superstrada avrà piena efficacia.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©