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Crediti deteriorati, Ance: prevedere l'obbligo (condizionato) per la banca di ristrutturare il debito

La proposta dei costruttori: prevedere il vincolo per il creditore di accettare la proposta transattiva

di Massimo Frontera

Pur essendo comprensibile la spinta delle istituzioni europee a fare "pulizia" delle posizioni deteriorate degli istituti di credito, un approccio al problema che ignori il punto di vista del debitore risulterebbe inefficace e porterebbe solo a "cessioni massive" pericolose per il sistema economico-imprenditoriale e lo stesso Stato. Questa, in estrema sintesi, l'opinione dei costruttori edili dell'Ance, che sono aggrediti dal problema dei non performing exposures (Npe) su due fronti: gli asset deteriorati che riguardano direttamente le imprese; le cessioni massive di asset immobiliari sottostanti agli Npl, che ingolfano di offerta il mercato, comprimendo i prezzi.

Un punto di vista che l'Ance - rappresentata dalla delegazione guidata dal vicepresidente al Centro studi Rudy Girardi - ha ribadito in Senato nel corso dell'audizione informale presso la commissione Finanze, nell'ambito dell'esame di alcuni Ddl abbinati in materia di recupero crediti in sofferenza (numeri 788/S, 79/S e 1287/S). «Le cessioni massive si stanno dimostrando una metodologia rischiosa - ha ribadito Girardi - in primis per le finanze dello Stato che ha deciso di garantire le cartolarizzazioni, usate in un'ottica liquidatoria, piuttosto che in quella di gestione delle crisi finanziarie di imprese economicamente sane». «Molte imprese "cedute" sono vive e continuano a lavorare sul mercato», ha ricordato l'esponende dell'Ance.

Sotto il profilo operativo, l'associazione dei costruttori propone pertanto soluzioni sostenibili per imprese con «tensioni di liquidità ma economicamente sane», attraverso la possibilità di ristrutturare il proprio debito. «La corretta gestione degli Npe - ha proposto Girardi - deve passare per la creazione di fondi di turnaround, ovvero fondi specializzati nel mantenimento della continuità aziendale e nella tutela del tessuto imprenditoriale». «È l'unica alternativa - ha ribadito - soprattutto in questo momento, durante il quale la nostra economia deve resistere al devastante impatto della crisi epidemiologica».

Più in concreto i costruttori suggeriscono di prevedere nei Ddl in esame (nel caso specifico il 79 - "Disposizioni per favorire la definizione delle sofferenze bancarie a carico di famiglie e imprese") di prevedere - nel quadro già delineato dal Ddl di addivenire a una transazione stragiudiziale per restituire a saldo e stralcio quanto dovuto per un importo non inferiore al valore netto di bilancio della propria esposizione - un obbligo per il soggetto creditore ad accettare la proposta transattiva qualora il debitore riconosca una maggiorazione (per esempio del 10%) sul valore di bilancio comunicato dalla banca».

L'Ance ha poi espresso apprezzamento per la norma (articolo 4 del Ddl 79) che consente di rinegoziare il debito allungando a 20 anni il termine di restituzione. E ha chiesto di potenziare la misura ampliando la platea dei possibili beneficiari, in particolare «includendo anche le imprese i cui crediti deteriorati si siano trasformati in sofferenze anche nel corso della crisi pandemica, prevedendo come termine temporale per accedere ai benefici l'entrata in vigore della norma».

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