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Hera, nel piano al 2024 investimenti a 3,2 miliardi

Tommasi: «Il business plan privilegia il mondo delle reti e dell'ambiente»

Il 2020 e il 2021 sono anni complessi ma Hera ha continuato a crescere, battendo i target e rispettando gli impegni (leggi dividendi) con i soci. È partendo da questo presupposto, che il management del gruppo, cioè il presidente esecutivo Tomaso Tommasi di Vignano e l'amministratore delegato Stefano Venier, ieri ha illustrato il nuovo piano industriale al 2024 al mercato, che l'ha promosso con un rialzo del 2,9% a 3,16 euro dopo i rialzi già registrati i giorni scorsi grazie ai report favorevoli di Mediobanca e Akros. Un piano che guarda soprattutto alla crescita organica ma senza perdere d'occhio l'M&A, visto che in Italia varie filiere attinenti al mondo delle multiutilty, ha rimarcato Tommasi, restano troppo frammentate e serve un ulteriore consolidamento.

Il business plan rispetta la tradizione di Hera, caratterizzata dalla crescita degli investimenti e dall'impegno sul territorio, e «alla luce dei positivi risultati del preconsuntivo 2020, superiori alle attese» con un mol vicino a 1,12 miliardi (+3%, per la precisione a 1,118 miliardi) e investimenti stabili a 540 milioni, «conferma sia il trend di crescita sia l'evoluzione verso un modello sostenibile», ha precisato il gruppo bolognese. Al tempo stesso, si guarda anche al contesto e ai trend globali. Previsti infatti «investimenti e azioni per la transizione energetica verso la carbon neutrality e ambientale verso l'economia circolare, nonché per l'evoluzione tecnologica, in linea con le strategie europee e gli obiettivi dell'Agenda Onu 2030»: l’88% della crescita dei margini sarà in linea con gli obiettivi del “Next generation Eu”.

Nel dettaglio, a proposito di margini, si stima un mol 2024 pari a 1,3 miliardi, investimenti in crescita a circa 3,2 miliardi (di cui 280 milioni per la possibile M&A, il resto per lo sviluppo organico), un rapporto debito/mol in calo a 2,8 volte dal 2,9 di fine 2020 e un dividendo in ulteriore crescita fino a 12,5 centesimi per azione nel 2024 (confermato quello di competenza 2020 a 10,5 cent per azione, poi crescerà di 0,5 cent l'anno). Per i clienti energy, l'obiettivo è arrivare a quota 4 milioni, sempre nel 2024, contro i 3,5 milioni attuali. «Dimostriamo una costante e ininterrotta creazione di valore per gli azionisti, con una policy dei dividendi trasparente e in costante crescita», ha sottolineato a Radiocor il presidente Tommasi.

Oltre il 40% della marginalità al 2024 deriverà dalla filiera reti, che include i servizi di distribuzione elettrica e gas, il ciclo idrico e il teleriscaldamento: il mol atteso al 2024 è di 532 milioni, in crescita sui 480 milioni del 2019, a fronte di investimenti per 2,1 miliardi. La marginalità del settore energy, dove vanno ancora estratte sinergie dalla jv con Ascopiave, è stimata a 403 milioni mentre si prevede in crescita anche il mol della filiera ambiente – in cui Hera «punta a consolidare la leadership nazionale» - che passerà dai 264 milioni del 2019 ai 320 del 2024, con una previsione di investimenti per 694 milioni tra il 2020 e il 2024.

Il business plan, ha chiarito Tommasi, «privilegia il mondo delle reti, di cui vogliamo accrescere la resilienza con interventi importanti, e quello dell'ambiente, in cui vogliamo mettere in campo importanti azioni di revamping di alcuni asset con l'aggiunta di nuovi impianti nel mondo della biodigestione». Nel settore energy, la joint venture sui 700mila clienti Ascopiave ha sì appesantito inizialmente il debito ma «continuerà a produrre efficienze e risultati anche nei prossimi anni, dopo quelli già generati nel 2020. – fa notare il manager – Questa partnership ci sta dando soddisfazione, anche per il 2021 rimane un fattore di crescita».

Infine un cenno all'M&A, dove Hera stima alcune operazioni su arco piano, di cui «due abbastanza prossime», anticipa Tommasi, che precisa come i target sono nel mondo di ambiente e clienti. «La ricerca del fattore scala è cruciale e la frammentazione di vari settori delle multiutility andrebbe ridotta parallelamente al numero degli attori, ma un conto è fare un'operazione di consolidamento con una controparte privata e un conto farla con una pubblica, certamente più complessa».

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