Urbanistica

Il porto di Cagliari riparte con interventi dal valore di 200 milioni

Delle risorse messe in campo, 95 milioni saranno destinati per il banchinamento e la realizzazione del Terminal per navi Ro-Ro

di Davide Madeddu

Si punta sulla logistica, giocando sulla posizione strategica nel Mediterraneo. E sulle opportunità offerte dalla zona franca doganale. A Cagliari, lungaggini burocratiche e controversie istituzionali, si ricomincia dal porto canale. E dalla dote di quasi 200 milioni, disponibile e in alcuni casi già collegata a bandi aperti, per opere e interventi. Il tutto, in attesa che si concretizzi l’istituzione della Zes. «Si stanno creando le condizioni perché il porto diventi strategico nello scenario internazionale - dice Massimo Deiana, presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare di Sardegna - e stiamo diventando la stazione appaltante più importante della Sardegna. Diciamo pure che daremo un segnale importante all'economia». Dopo la decisione del Consiglio dei ministri che a fine luglio «ha rigettato l’opposizione, formulata dalla Ministero dei Beni Culturali, contro il decreto dell'AdSP del Mare di Sardegna del 31 maggio 2019» relativa a una questione di autorizzazioni paesaggistiche, prende vita lo sblocco degli interventi infrastrutturali. «Opere - argomenta Deiana - finalizzate al pieno funzionamento dell’intero compendio che verrà destinato, nell’avamporto Est, a distretto della cantieristica navale e, sul versante opposto, al traffico di navi Ro-Ro, liberando così il molo Sabaudo dal traffico commerciale».

Delle risorse messe in campo, 95 milioni saranno destinati per il «banchinamento e la realizzazione del Terminal per navi Ro-Ro (per il quale è stato aggiudicato nei giorni scorsi l’incarico per l’adeguamento della progettazione definitiva)». Più altre risorse «27 milioni e 500 mila circa per il secondo lotto del distretto della nautica». A queste risorse si aggiungono anche altri finanziamenti. «Per infrastrutturazioni del porto canale sono disponibili poi 44 milioni di euro - argomenta Deiana - e per i bandi assegnati puntiamo a far partire i lavori già dopo ferragosto». I giorni scorsi, inoltre, è stata completata la delimitazione dell’area destinata alla zona franca doganale. Un aspetto che dovrebbe servire da incentivo anche per nuovi investimenti è, come aggiunge Deiana «la presenza della zona franca».

Non è certo un caso che proprio per questo motivo già da qualche tempo diversi gruppi imprenditoriali abbiamo manifestato interesse ed effettuato sopralluoghi. Per il momento, nell’area dove ci sono 9 lotti disponibili e già realizzati servizi e viabilità, ci sono state visite informali per acquisire elementi necessari e propedeutici per eventuali investimenti futuri. «Alcuni rappresentanti cinesi che hanno visitato l’area e preso informazioni - dice Salvatore Mattana, presidente del Cacip, il consorzio industriale provinciale - e inoltre hanno manifestato interesse anche altri operatori con base in Europa”. L'area della zona franca doganale «sei ettari su 36 disponibili» delimitati e dotati di servizi. «È chiaro - aggiunge ancora Mattana - che la zona franca doganale diventa appetibile soprattutto per la sua centralità nel Mediterraneo e la opportunità di eseguire lavorazioni “estero su estero” previste proprio da questo tipo di spazi».

C’è poi anche un altro aspetto: «La vera sfida - argomenta Mattana - passa per la logistica. Ci sono a disposizione 70 ettari. E naturalmente per la zona franca doganale». Quanto alla Zes: «Siamo in attesa. Certo i vantaggi della Zes andrebbero a sommarsi a quelli della zona franca doganale e sarebbe un ulteriore passo avanti».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©