I temi di NT+Tributi e bilanci a cura di Anutel

Spunti per le politiche fiscali comunali: la ripartenza dalla pandemia - seconda parte

di Luciano Benedetti (*) - Rubrica a cura di Anutel

Facendo seguito all'articolo pubblicato ieri, continuiamo l'esame delle possibili politiche fiscali comunali per il 2021 con l'esame dell'Imu, dell'addizionale comunale Irpef e della Tari. La principale delle entrate comunali resta di gran lunga l'Imu. Imposta di carattere eminentemente patrimoniale, l'Imu è quindi meno soggetta alle fluttuazioni del reddito della collettività e richiede di essere manovrata con l'attenzione rivolta alle dinamiche di medio periodo del mercato immobiliare. Al momento, l'epidemia non sembra aver innescato in Europa una vera crisi del real estate, anche se bisognerà monitorare la durata nel tempo di alcuni fenomeni che si stanno manifestando in questi mesi quali: il calo della domanda di uffici, l'aumento dei prezzi delle strutture di logistica, una richiesta di appartamenti molto differenziata per tipologia, eccetera. Un cenno a parte merita la decisa svalutazione delle strutture turistiche, in merito alle quali sono comunque intervenute le norme statali di emergenza: l' articolo 177 del Dl 34/2020 e l'articolo 78 del Dl 104/2020 hanno esentato dall'Imu gli immobili condotti direttamente dal proprietario e hanno introdotto significativi ristori di gettito per gli enti interessati. L'articolo 9 del Dl 137/2020 "Ristori", convertito nella legge 176/2020, ha inoltre esteso l'esenzione a fattispecie riferite ad altri codici Ateco; e l'articolo 1 comma 599 della legge 178/2020 (Legge di Bilancio 2021) protrae l'efficacia di Queste disposizioni alla prima rata Imu 2021. Va considerato, per inciso, che l'attività di accertamento tributario su questi immobili per il 2020 e il 2021 presenterà diverse criticità, stante la varietà tipologica delle strutture, delle normative regionali sul turismo e dei rapporti (familiari e/o societari) fra proprietari e gestori, in un tessuto fittissimo di piccole imprese come quello italiano. Su questa inevitabile criticità prova a intervenire già adesso l'articolo 9-ter del Dl 137/2020 ma, verosimilmente, non si tratterà dell'ultimo intervento chiarificatore.

Per l'addizionale comunale Irpef, la riduzione del gettito 2021 è già una certezza - ben al di sotto delle stime derivanti dal principio contabile vigente - dato che esso risentirà pesantemente del saldo sui redditi 2020. Si pensi, tanto per dire, che il 57 per cento dei 41 milioni di contribuenti italiani dichiarava nel 2019 un imponibile inferiore a 20mila euro e moltissimi di essi, nel 2020, hanno percepito un reddito inferiore al passato, magari scendendo al di sotto della eventuale fascia di esenzione fissata dal proprio Comune. Una manovra comunale di aliquote ed esenzioni necessita pertanto di una accurata analisi dei dati statistici pubblicati sul portale del Mef - dipartimento delle Finanze, ma una riduzione di questa imposta avrebbe effetti molto limitati per i beneficiari, sia dal punto congiunturale (in termini di entità e tempestività) che della percezione dell'effettivo beneficio, aspetto caro ai sostenitori della nudge theory oggi molto in voga.

Infine la Tari, che oggi pone ai Comuni le maggiori problematicità. Solo pochi mesi prima della pandemia ha preso avvio il complesso processo regolatorio del ciclo dei rifiuti di cui alla deliberazione Arera 443/2019/R/RIF «Definizione dei criteri di riconoscimento dei costi efficienti di esercizio e di investimento del servizio integrato dei rifiuti, per il periodo 2018-2021» e all'allegato metodo tariffario rifiuti (Mtr); delibera di notevole complessità applicativa, anche per i tempi serrati di attuazione, che ha indotto una fitta e talvolta conflittuale dialettica fra gestori, gli Egato e i Comuni per la definizione dei piani economico finanziari del servizio. I Pef 2020 hanno iniziato a vedere la luce solo nella fase finale dell'anno, mentre già incombevano gli adempimenti per il 2021 (delibera Arera del 24 novembre n. 493/2019/R/RIF che aggiorna il Mtr). Dalle prime impressioni sui nuovi Pef, sul cruscotto dei Comuni - e dunque dei contribuenti - la lancetta dei costi pare purtroppo puntare verso l'alto. La maggior parte dei Comuni ha necessariamente confermato nel 2020 le tariffe 2019, cosicché il differenziale tra i costi del Pef 2020 e quelli del Pef 2019 ricadrà sugli esercizi dal 2021 al 2023 (secondo la facoltà prevista dall'articolo 107, comma 5 Dl 18/2020). In un cantiere già affollato, il Dlgs 116/2020 ha poi inserito un nuovo e ingombrante elemento, che attendeva da decenni una previsione normativa: la ridefinizione del concetto di rifiuto urbano e la soppressione della categoria dei cosiddetti rifiuti assimilati relativi ad attività produttive, agricole e connesse, con importanti novità in materia di conferimento al servizio.

Il quadro della tassazione sui rifiuti era perciò già problematico quando il Covid-19 ed i vari lockdown hanno fatto esplodere le comprensibili richieste degli operatori economici di riduzioni e azzeramenti della Tari sulle utenze non domestiche. Sotto questo profilo, gli strumenti emergenziali attivabili dai Comuni sono stati pochi e rimessi fortemente alla loro discrezionalità: soltanto a posteriori, quando ormai i Comuni non avevano praticamente più potestà decisionale, il Dm del ministero dell'Economia e delle Finanze-ministero dell'Interno 212342 del 3 novembre 2020 ha individuato una dimensione ammissibile delle agevolazioni autonomamente disposte da ciascun Comune sulla Tari tributo o Tari corrispettiva, ai fini della certificazione obbligatoria del fondo funzioni fondamentali (il cosiddetto "fondone" di cui all'articolo 106 del Dl 34/2020 e successive modificazioni e integrazioni). Questa dimensione è stata complessivamente definita in circa 1 miliardo, ossia intorno al 10 per cento del gettito complessivo della Tari nazionale.

Nel cantiere della Tari 2021 si scontrano quindi le tensioni al rialzo da parte dei gestori del servizio rifiuti e le istanze di riduzione sul lato dei contribuenti. L'Anci ha presentato emendamenti alla legge di bilancio 2021 per posticipare al 30 aprile 2021 l'approvazione del Pef e delle tariffe Tari: nel testo definitivo della legge tuttavia questa richiesta non è stata accolta. Nella pratica è impossibile che entro domenica 31 gennaio 2021 gli enti abbiano elementi sufficienti per approvare le tariffe della Tari 2021: il termine dovrà necessariamente essere prorogato dalla legge per qualche altro mese, se non lo sarà per via indiretta attraverso un eventuale Dm di proroga della scadenza di approvazione dei bilanci. Dati i valori in gioco, tuttavia, al momento appare difficile che i Comuni possano nuovamente sbilanciarsi su agevolazioni consistenti sulla Tari senza un solido supporto statale, sia in termini normativi che finanziari. La legge di bilancio contiene infatti un'unica norma agevolativa in materia di Tari, di portata limitatissima, quella per i pensionati residenti all'estero (articolo 1 commi 48-49 legge 178/2020).

In conclusione, per i Comuni un bilancio 2021 in cui ci saranno ancora da gestire con attenzione gli esiti della pandemia senza distogliere lo sguardo dall'orizzonte del triennio e dalle scelte strategiche.

(*) Componente consiglio generale Anutel

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