Urbanistica

Sanificazione, così si contrasta il virus negli spazi chiusi

Fotocatalisi e ionizzazione sono sistemi che permettono di purificare l'aria dagli agenti patogeni

di Maria Chiara Voci

Un piccolo teatro, una scuola a Rivoli o Villa Crespi, quartier generale dello chef Antoninino Cannavacciuolo: sono solo alcuni casi (vedi articolo a lato) rappresentativi di chi in questi mesi ha provato a scommettere su soluzioni di sanificazione degli ambienti che – ancora poco note, testate e diffuse negli edifici, a partire da quelli aperti al pubblico – rappresentano tra le risposte più avanzate che la tecnologia oggi offre per contrastare la diffusione del virus senza dover fermare le attività economiche.Bene chiarirlo subito. Non stiamo parlando della ozonizzazione degli ambienti, pratica efficace, ma che va eseguita in assenza di persone nei locali e che ha un'efficacia molto limitata nel tempo, visto che lo spazio bonificato si ricontamina non appena viene nuovamente "abitato". Da precisare, ancora, che non ci riferiamo direttamente neppure alla ventilazione meccanica controllata (Vmc), tecnologia testata ed efficace per garantire il frequente e completo ricambio dell'aria indoor. E neppure stiamo parlando di sistemi di filtraggio delle polveri, che a seconda della grana più o meno fine possono arrivare a intrappolare le particelle e le molecole, ma non ad eliminarle.Stiamo, al contrario, parlando di soluzioni che lavorano sulla purificazione costante di ciò che si respira in uno spazio chiuso.

Sistemi che possono lavorare integrati a Vmc o filtri, ma che hanno la particolarità in proprio di riuscire a sconfiggere, disgregandoli, virus, batteri, muffe, lieviti, allergeni e odori, cioè ogni patogeno vivente.Non parliamo più di un prodotto di nicchia: di pari passo con la diffusione del virus, sono aumentate le offerte fra cui scegliere. Diverse le tecnologie impiegate: le più diffuse, in un complesso intreccio di brevetti, sono la fotocatalisi (sperimentata da anni dalla Nasa in campo aerospaziale) e la ionizzazione. Quest'ultima, nella sua variante "plasma (leggi "aria", ndr) a freddo" ha ricevuto di recente anche il placet del microbiologo Andrea Crisanti che, con l'Universita di Padova, ha testato i sistemi della Jonix e ne ha riconosciuto l'efficacia al 99,9% nel contrasto del Coronavirus in un arco di tempo sufficiente a trattare l'aria presente in una stanza.«La questione – afferma Leopoldo Busa, architetto ed esperto di qualità dell'aria, fondatore di Bio-Safe – non è tanto quella di mettere a confronto le tecnologie, visto che sotto il puro aspetto della soluzione adottata, tutte usano un processo ossido-riduttivo, fondato sulla reazione di radicali-ossidrili, capace di disgregare la membrana proteica di organismi patogeni come virus, batteri e muffe. Ciò che cambia, invece, fra la fotocatalisi e la ionizzazione è la fonte energetica impiegata per innescare il processo.

Nel primo caso è la luce o i raggi Uv, nel secondo caso è l'energia elettrica. In entrambi i casi, la reazione avviene con l'acqua dell'umidità relativa presente in casa». Ciò a cui i consumatori devono però prestare attenzione per scegliere sono altri fattori. In primis, le caratteristiche dell'edificio e la situazione degli impianti preesistenti. Così da valutare (magari con il consiglio di un impiantista esperto) la portata dei dispositivi da scegliere per servire i locali (la quantità di aria sanificabile dalla macchina o il numero di ioni emessi); l'integrabilità e la compatibilità con sistemi di ventilazione forzata e di climatizzazione già esistenti o installabili e centralizzati; specie per la fotocatalisi, che lavora meglio in presenza di aria ferma, l'abbinamento con materiali catalizzanti come ceramiche, cementi o vernici contenenti ioni metallici (come l'ossido di titanio o l'argento), che all'interno del processo creano reazioni autopulenti. Poi ci sono i brevetti. Ad esempio, come spiega il professor Elio Giamello, del dipartimento di Chimica all'Università di Torino, «di recente è stato superato uno dei possibili limiti della fotocatalisi con biossido di titanio. Grazie alla creazione di una nuova famiglia di questo fotocatalizzatore, il più usato, è stato possibile sostituire l'impiego della luce ultravioletta per l'irraggiamento con la luce Led. Con notevole risparmio di costi e di problemi». La soluzione cui si fa riferimento è WIVActive che, attraverso la fotocatalisi con luce visibile a Led, impiega il biossido di Titanio "dopato" (TiO2).Infine, la ricerca è anche su soluzioni smart: non solo dispositivi stand-alone, che possono essere efficaci come un impianto installato, purché ben dimensionati, ma anche lampade da integrare nell'arredo di casa o sanificatori portatili (Breathe è lo ionizzatole portatile di Sanixair) da indossare anche per strada (ad esempio sui mezzi pubblici) e capaci di creare una bolla di aria sana in un raggio di un metro dalla persona che li indossa.

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