Amministratori

Scontro con il Cts sul Covid, cresce la rivolta dei sindaci

Quasi 3mila primi cittadini chiedono il cambio di regole sulle responsabilità

di Gianni Trovati

Nel pieno della rivolta dei sindaci contro l’eccesso di responsabilità, scatenata dalla condanna in primo grado di Chiara Appendino a Torino per la tragedia di Piazza San Carlo, piombano sui primi cittadini le accuse di immobilismo di fronte agli assembramenti da parte dell coordinatore del Cts Agostino Miozzo. «Darci la colpa è il nuovo sport nazionale - sbotta il presidente dell’Associazione nazionale dei Comuni Antonio Decaro -, ma noi non siamo responsabili della sorveglianza di strade e piazze nelle azioni di contrasto alla diffusione del virus»: azioni che toccano in primis ai poteri centrali, e alle forze dell’ordine nazionali.

L’ennesimo cortocircuito fra centro e periferia aiuta così a far deflagrare un problema che nei Comuni è sentito da anni. E che nel giro di due giorni ha spinto quasi 3mila sindaci, cioè poco meno del 40% del totale, a mettere la propria firma sotto la lettera-appello al Parlamento scritta da Decaro per chiedere di rivedere le regole sulle responsabilità penali fissate dal Testo unico degli enti locali.

Perché sotto al cappello ampio e indifferenziato dell’articolo 50, in base al quale il sindaco è «responsabile dell’amministrazione del Comune», si cela il rischio di trasformare quello del primo cittadino in uno dei mestieri più pericolosi su piazza. Relegando i sindaci nel ruolo di «capri espiatori» su cui si scarica «il peso di scelte dalle enormi responsabilità» spesso non accompagnate dai poteri che servono per non accollarsele alla cieca.

L’aneddotica sul tema è sterminata. Cinque anni fa l’ex sindaco di Firenze Leonardo Domenici, presidente dell’Anci dal 2000 al 2009, è stato condannato a un anno e mezzo per omicidio colposo per la morte di una ricercatrice precipitata una notte dal Forte del Belvedere durante una festa di compleanno. A Livorno l’ex sindaco Filippo Nogarin è finito sotto processo, per concorso in omicidio colposo plurimo, dopo che l’alluvione della città nel 2017 ha ucciso otto persone. Dal canto suo Clemente Mastella, sindaco di Benevento, ha raccontato spesso con una certa dose di provocazione della scelta su «quale reato commettere» che gli amministratori si trovano a dover compiere di fronte a una delle tante scuole non a norma sul piano antisismico: mantenerla aperta o chiuderla con interruzione di pubblico servizio? «Se vogliamo che qualcuno sia ancora disposto a fare il sindaco dobbiamo cambiare la legge», ha riassunto ieri da Bergamo Giorgio Gori.

A far crescere il livello del paradosso c’è il fatto che i sindaci sono l’unico livello di governo ad aver rinunciato a un proprio potere, quello di ordinanza, proprio per provare a facilitare la gestione delle misure anti-Covid. Ma non è bastato.

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