Urbanistica

Cantieri, 50 miliardi di Recovery ma sui commissari tempi lunghi

Crescono i fondi destinati ai settori dell'edilizia e degli investimenti pubblici

Il governo prova a spingere sulle grandi opere. Aumenta notevolmente le risorse del Recovery Plan destinate a infrastrutture, edilizia e rigenerazione urbana sfondando il muro dei 50 miliardi e manda in Parlamento un elenco di opere strategiche per 60 miliardi da accelerare tramite i commissari. L'invio di questo schema di Dpcm produce, però, più polemiche che apprezzamenti per due ragioni. La prima è che il governo se l'è presa assai comoda e ci ha messo sei mesi solo per dare il via al lungo iter di attuazione del decreto legge nato proprio per ridurre i tempi autorizzativi delle grandi opere. La seconda è che in Parlamento non sono stati mandati i nomi dei commissari, opera per opera. Quindi di fatto siamo fermi agli elenchi, largamenti concordati nella maggioranza, che vengono pubblicati sui giornali da mesi. Certo, ora l'elenco è ufficiale e rispetto alle precedenti ipotesi qualche opera entra e qualcuna esce . Tra quelle escluse dall'elenco (ma sostanzialmente perché sono state commissariate per altre vie) ci sono opere storiche come il Terzo Valico, l'Autostrada dei Parchi, la rete viaria in Sicilia e Sardegna e ricostruzione del fiume Magra.

Fuori anche l'Autostrada tirrenica che però non esiste più come progetto autostradale. Fra quelle entrate nell'elenco ci sono il Colle di Tenda, la Val Trebbia, la strada degli scrittori, la valle del Biferno, la Ss 17,la Ss 16 Adriatica, la Ss 89 Garganica, la metro C di Roma, il porto di Palermo e l'Alta velocità Brescia-Padova. Ma pur con queste modifiche la sostanza cambia di poco. E poi l'una e l'altra cosa messe insieme fanno sì che per mettere concretamente i commissari al lavoro passerà probabilmente un anno dal varo del decreto semplificazioni. Oltre alla nomina dei singoli commissari, manca infatti l'accordo con le Regioni sulle opere. Oltre, ovviamente al parere parlamentare sullo schema di Dpcm. Ma vediamo l'aumento dei fondi del Recovery plan che al ministero delle Infrastrutture sono stati accolti con soddisfazione. Il balzo più grande dell'intero piano lo ha fatto la missione 3 sulle infrastrutture per la mobilità sostenibile che balzano da 27,8 a 31,98 miliardi, facendo posto soprattutto a un piano di potenziamento delle ferrovie locali (in gran parte nel Sud). Restano a 7,55 miliardi i trasporti locali sostenibili ma per l'edilizia possiamo considerare circa 3,5 miliardi (0,6 alle ciclovie e 2,9 alle metropolitane e tranvie) perché il resto va al piano di rinnovamento degli autobus.

Una piccola quota (mezzo miliardo) andrà ai trasporti ferroviari e su gomma Idrogeno anche del capitolo Idrogeno.Restano 3,5 miliardi per il settore idrico, 2 miliardi per l'efficientamento energetico e sismico delle abitazioni pubbliche e private, mentre salgono a 6,5 miliardi le risorse per la rigenerazione urbana e l'housing sociale. Circa 2,5 miliardi dovrebbero andare al bando"qualità dell'abitare". L'elenco crescerebbe se si sommassero ancora le risorse per il Superbonus che però sono in gran parte sostitutive e comunque non spostano la scadenza già fissata a metà 2022. Fuori delle poste del ministero delle Infrastrutture c'è il dissesto idrogeologico che vale 3,97 miliardi. Il totale per l'edilizia supera i 52 miliardi.

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