Urbanistica

Emilia Romagna, aiuti al rallentatore per la ricostruzione post-terremoto

di Ilaria Vesentini

L’accelerazione impressa nell’ultimo anno all’iter di ricostruzione post-sisma in Emilia, con un raddoppio dei contributi erogati alle imprese, non basta per parlare di un «buon risultato». A quattro anni esatti dalla prima scossa che colpì il cuore produttivo del Paese (nei 58 comuni del cratere si concentra l’1,9% del Pil nazionale e oltre 12 miliardi di export) imprenditori grandi e piccoli concordano: «Voto 10 all’impegno e alla volontà che Regione e tutte le forze del territorio hanno messo in campo e 10 anche alla capacità di fare squadra di questa comunità, ma il risultato non arriva al 7», afferma Maurizio Marchesini, presidente di Confindustria Emilia-Romagna.

Il 30 aprile scorso si è chiuso il flusso delle pratiche Sfinge, ossia delle domande di contributi per fabbriche, macchinari, scorte e delocalizzazioni da parte delle imprese. A oggi appena il 18% degli investimenti sostenuti nelle fabbriche si è tradotto in aiuti sonanti: mezzo miliardo di contributi liquidati a fronte di 2,7 miliardi di aiuti richiesti con 2.924 istanze (negli ultimi giorni di aprile, sotto scadenza, si sono aggiunte altre 654 domande per 628 milioni di euro, ma devono ancora superare la fase di ammissione). Si tratta quindi in tutto di 3,3 miliardi di aiuti richiesti da imprese industriali, commerciali e agricole nel cratere a fronte di danni al sistema produttivo inizialmente stimati in 5,8 miliardi (su 11,5 complessivi). Se si considera che circa 1,2 miliardi di coperture sono arrivati dalle assicurazioni private e che un altro mezzo miliardo si stima sia ricompreso nelle pratiche Mude (quelle per edifici privati, di cui un 26% è relativo ad attività economiche quali negozi, uffici, magazzini, opifici) i conti tornano, quasi.

«È stato fatto tanto ma resta ancora tanto da fare – ammette il governatore Stefano Bonaccini, presentando il quarto bilancio di quello che sarà ricordato nei libri come il primo terremoto delle imprese in Italia – ma non dimentichiamo che ci sono voluti dieci anni per ricostruire in Friuli e che quella che viene additata come burocrazia è anche garanzia di trasparenza, legalità e serietà. Un’affidabilità che l’Europa ci ha riconosciuto concedendo per la prima volta un’ulteriore a deroga di altri due anni per terminare la ricostruzione delle imprese agricole».

Ora resta da sbrogliare in fretta la questione di circa 700 milioni di euro in tasse e contributi sospesi nel 2013 per le imprese terremotate. «Il prossimo 30 giugno scade la prima rata semestrale di quattro, significa che nel 2016 i nostri imprenditori si troverebbero a dover versare, tra giugno e dicembre, circa 350 milioni di tasse avendo incassato a oggi appena 500 milioni di contributi. Un vero cortocircuito finanziario che distrugge la liquidità», sottolinea Paolo Benatti, direttore area Nord di Cna Modena. «Stiamo lavorando a un protocollo per ottenere una proroga al 31 dicembre 2016 e un ulteriore allungamento dei tempi di pagamento», assicura l’assessore regionale alle Attività produttive e alla Ricostruzione Palma Costi, piuttosto sicura del via libera alla dilazione a brevissimo.

«Nel post terremoto l’Emilia ha dato un esempio di capacità di fare squadra che non ha precedenti, inventandosi i modelli normativi e trasformando la ricostruzione in innovazione e tecnologie inedite. La stessa reputazione delle banche, nonostante i primi 18 mesi molto difficili, è uscita rafforzata da questa prova», commenta Luca Lorenzi, presidente Commissione regionale Abi Emilia-Romagna.

Leggendo il dettagliato report regionale del quarto anniversario del sisma (la trasparenza è un altro merito che gli industriali riconoscono alla Giunta Errani prima e Bonaccini poi) si ha la conferma che le imprese emiliane sono le più titolate a lamentarsi degli iter sfiancanti: il 58% degli importi autorizzati chiesti per gli edifici privati è già stato liquidato, l’area del cratere si è quasi dimezzata (25 Comuni hanno pressoché completato la ricostruzione), e l’80% delle 16mila famiglie rimaste senza un tetto è tornato alla normalità.

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