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Rifiuti, Iren vara la svolta tech: cassonetti connessi ai camion

L'a.d. Bianco: «Innoviamo per integrare fra loro settori che una volta erano divisi»

Un esempio di tecnologia per l’ambiente. Il cassonetto della spazzatura contiene un chip che rileva il livello di riempimento e, prima che il bidone strabocchi di immondizia, lancia un messaggio alla centrale dei camion per il giro di raccolta. «In questo modo i cittadini hanno il servizio migliore e il camion fa il giro di raccolta più efficiente. È uno dei modi in cui tecnologia ed economia sono il centro del piano di investimenti da 3,7 miliardi che avevamo presentato in autunno», sorride Massimiliano Bianco, 49 anni, sposato, 2 figli, bocconiano, pugliese di Gioia del Colle ma ormai genovese da quando, nel 2014, ha lasciato l’Acquedotto Pugliese per diventare amministratore delegato dell’Iren, la multiutility del Nord-Ovest nel cui azionariato c’è un centinaio di Comuni fra i quali spiccano Genova, Torino, Reggio Emilia, Parma, Piacenza e La Spezia. «Vuole altri esempi di investimenti in innovazione verde? Presto detto. Siamo appena entrati nel capitale della Remat, una start-up che ricicla il poliuretano, la “gommapiuma” di materassi e imbottiture. Siamo i leader nel teleriscaldamento, e a fianco del Politecnico di Torino abbiamo realizzato un impianto che accumula il calore».

Massimiliano Bianco ama la definizione di “multicircular economy”, la visione integrata di più segmenti di attività una volta divisi e che oggi vanno incrociandosi. Per esempio, i depuratori (settore idrico) possono dare la materia prima dalla quale, tramite fermentazione, produrre metano biologico da immettere nelle condutture (settore distribuzione del gas). La raccolta differenziata seleziona non solamente le plastiche più pregiate e meglio riciclabili ma anche quantità enormi di frammenti irriciclabili di plasticacce miste: la controllata Iblue trasforma questi materiali senza destino in materia prima per la produzione di acciaio, come negli altoforni della Voest Alpine di Linz in Austria o nell’acciaieria bresciana della Feralpi a Lonato.

Il piano industriale di Iren al 2025 destina all’economia “molticircolare” 2,1 miliardi di euro, di cui 300 milioni di euro di investimenti nella realizzazione di nuovi impianti di recupero come il trattamento di carta e plastica, impianti per ricavare metano dalla frazione organica dei rifiuti o dai fanghi di depurazione. Altri 220 milioni di euro andranno per costruire 7 nuovi impianti di depurazione delle acque e per ammodernare 6 impianti esistenti, con una particolare attenzione alla Liguria che ha terreni aspri e al tempo stesso esige qualità ambientale per i turisti. Se si dividono i singoli segmenti d’attività, il piano industriale di Iren al 2025 destina alle reti 1,31 miliardi (importante sarà ridurre le perdite degli acquedotti), all’ambiente 720 milioni, all’energia 1,07 miliardi, al segmento del mercato 305 milioni e agli investimenti di corporate 280 milioni.

Nella raccolta dei rifiuti, a fianco di eccellenze di raccolta differenziata come Parma o Reggio Emilia il gruppo sta studiando sistemi di “isole ecologiche” informatizzate alla Spezia e Torino in sostituzione della classica raccolta porta-a-porta a cadenze fisse.

«Disporremo nuclei di cassonetti stradali con accesso regolamentato tramite una tessera. Tutti i contenitori saranno dotati di sensori che in tempo reale — avverte Bianco — mandano alla centrale operativa i dati di riempimento, in modo da organizzare nel modo più efficace gli spostamenti dei veicoli e per alimenta i flussi verso gli impianti di trattamento».

Ora una lente d’ingrandimento su un dettaglio tecnologico. Ieri Iren Mercato e Leonardo hanno annunciato un accordo nell’energy trading risk management. I rischi nella gestione dei mercati energetici e degli approvvigionamenti su cui opera Iren passeranno attraverso la piattaforma cloud Bee Smart di Leonardo.

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