Urbanistica

Infrastrutture, la maggioranza vuole «molti altri commissari», Giovannini: non sia la prassi

Sì di Camera e Senato al primo elenco di 58 opere. Il ministro apre al secondo

di Giorgio Santilli

Il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, incassa il parere positivo di Camera e Senato che gli consente di avviare al rush finale il commissariamento delle prime 58 opere (66,1 miliardi di cui 40 già finanziati) indicate nello schema di Dpcm avviato da Conte. Ora bisogna fare le intese con le Regioni sulle opere locali, poi la firma di Mario Draghi. Giovannini esprime «soddisfazione» per aver superato indenne un passaggio politico delicatissimo e per poter «accelerare la realizzazione di 58 opere importanti per lo sviluppo del nostro Paese, attese da molto tempo da cittadini e imprese». Ne beneficerà tutto il Paese - afferma il Ministro – «e in particolare il Mezzogiorno, dove è prevista la quota maggiore di investimento». L'avvio delle attività «fornirà anche uno stimolo all'occupazione e alla ripresa economica, consentendo uno spostamento del traffico a favore del trasporto ferroviario, in linea con l'obiettivo di uno sviluppo più sostenibile».

Ma - dopo i pareri di ieri - il ministro è seduto su un vulcano. Si è scatenata una corsa ai commissari che la maggioranza considera, evidentemente, l'unica soluzione possibile per sbloccare le infrastrutture. Il parere chiede infatti di inserire «molte altre opere» nel secondo decreto promesso da Giovannini, che dovrà essere «di consistenza considerevolmente più ampia nel numero delle opere e nelle risorse per esse impegnate». Non solo, le commissioni Ambiente e Trasporti chiedono di «condividere preventivamente la definizione dell'elenco degli interventi infrastrutturali da inserire nel prossimo decreto» e già indicano criteri di selezione netti. «Si abbia cura - affermano - di inserire prioritariamente le opere che siano in stato di avanzamento progettuale a livello esecutivo, cantierabili e con un quadro finanziario definito, utilizzando lo strumento dei lotti funzionali e costruttivi per la realizzazione delle grandi opere che necessitano di importanti finanziamenti».

Bisognerà inoltre dare «priorità alle opere olimpiche e alle opere inserite nelle reti Ten-T». Nei giorni scorsi Giovannini, parlando a Sky Tg 24, non è sembrato su questa linea. «In alcuni casi - ha detto - i commissari possono essere utili, in altri bisogna velocizzare altre fasi. Faremo un secondo decreto, come previsto dalla normativa, entro il 30 giugno, ma saremo molto selettivi sulle opere eventualmente da commissariare». Ieri ha dato grande disponibilità a Parlamento e Regioni ma ha confermato che «il ricorso al commissariamento non deve essere la prassi, è necessario procedere in parallelo per semplificare procedure e adempimenti ordinari e rafforzare la Pubblica amministrazione». In passato, quando il Parlamento ha preteso di inserirsi nella pianificazione delle opere infrastrutturali - dal piano Bernini contro Mario Schimberni ai vari «libri bianchi» infrastrutturali alla legge obiettivo - sono venuti fuori libri dei sogni faraonici più che proposte realistiche e percorribili.

Questa volta, per giunta, non c'è una maggioranza compatta e ogni gruppo tira verso le proprie priorità. Il senato ha già elencato 28 opere nuove da commissariare e non a caso il relatore Pd, il veronese di collegio e di domicilio, Vincenzo D'Arienzo, ha fatto un comunicato rivendicando di aver inserito nel parere le opere proposte dal Pd per il Veneto. E giù liste che diventeranno, da qui al prossimo decreto, il film su cui la politica si eserciterà. Si aggiunga che sull'uso massivo dei commissari molti hanno lanciato l'allarme, a partire dall'Ance, associazione dei costruttori, che ha sempre chiesto prudenza, soprattutto quando i poteri derogatori riguardano la fase di gara. Un altro aspetto dell'atto Camera è la richiesta che «si garantisca massima priorità nell'assegnazione delle future risorse agli interventi infrastrutturali inclusi nell'allegato allo schema di decreto in esame, ove non integralmente finanziati». Un'ipoteca che il parere prova a mettere sulla destinazione di risorse esistenti e su quelle in arrivo con il Recovery.

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