Progettazione

Nel centro storico di Favara irrompe il restyling contemporaneo firmato Lillo Giglia

Nella cittadina siciliana dell'agrigentino è stato realizzato il progetto di "casa Farace": trasformazione radicale del volto di un anonimo edificio abbandonato, privo di qualità architettonica in un sistema di case a schiera

di Mariagrazia Barletta

Non solo con la cultura si mangia, ma la cultura può disseminare bellezza, persino bellezza contemporanea. Ed anche una forte coesione sociale. Succede a Favara, città dell'Agrigentino, passata da luogo del degrado e dell'abusivismo a centro culturale diffuso che attrae più di 120mila turisti l'anno. L'arte, i linguaggi contemporanei, e in generale la cultura, sono i principali ingredienti di un'operazione di rigenerazione dal basso che non si è mai interrotta, anzi si rafforza sempre più. A lanciare il dardo infuocato, ormai dieci anni fa, dal quale si è sprigionata l'energia positiva che ha convertito le sorti della città, sono stati - com'è noto - Andrea Bartoli e sua moglie Florinda Saieva con il Farm cultural park, un centro culturale indipendente con spazi espositivi, residenze d'artista, una scuola di architettura per bambini e luoghi d'incontro. I sette cortili e gli edifici rigenerati sono diventati testimoni di importanti eventi, tra cui una biennale delle città del mondo, che nella sua prima edizione, dedicata all'Africa, ha coinvolto l'architetto anglo-ghanese, David Adjaye. Presto si terrà anche un festival dell'architettura contemporanea (rinviato a causa della pandemia). La Farm è infatti tra i sette vincitori del bando lanciato dalla direzione generale Creatività contemporanea del Mibact per finanziare eventi che riescano a diffondere tra i cittadini consapevolezza sul ruolo che l'architettura contemporanea può avere nel progresso civile, sociale ed economico del Paese.

Il processo di rigenerazione è vivo e in corso
La Farm ha funzionato da innesco per una serie di operazioni di rigenerazione che stanno trasformando il volto della città. Tra questi, l'Alba Palace Hotel di Architrend Architecture e Quid vicolo Luna, entrambi esposti al Padiglione Italia dell'ultima Biennale di Architettura di Venezia. Dal progetto Quid emerge la figura dell'architetto-imprenditore, che rigenera un comparto urbano dando vita a nuove attività nell'ambito del food e a spazi espositivi e per meeting. L'architetto in questione è Lillo Giglia. «Il progetto Farm - racconta - ha generato un grande avanzamento culturale, i cittadini vedono con i propri occhi ciò che accade, iniziano ad apprezzare la contemporaneità e la richiedono». «La Farm, Quid vicolo Luna, l'Alba Palace Hotel – continua l'architetto - non solo funzionano da attrattori, ma sono riconosciuti come modello per rigenerare altri pezzi di città».

L'ultimo innesto contemporaneo: casa Farace
È dal processo di educazione alla cultura contemporanea, unico, di Favara, che nasce casa Farace, un'abitazione unifamiliare ai margini del centro storico. Un esempio di riuso che ha cambiato completamente il volto ad un anonimo edificio abbandonato, privo di qualità architettonica. Giglia è intervenuto su un'unità in struttura mista di un sistema di case a schiera. È la committenza (una famiglia di Favara) a richiedere lo stesso linguaggio contemporaneo apprezzato osservando gli interventi di riuso conclusi nella città, riferisce l'architetto. All'esterno, la facciata principale si allinea alla strada seguendo l'andamento delle altre schiere. A questo allineamento non obbedisce il volume aggettante che, inoltre, prosegue oltre la copertura, proiettando l'edificio nella direzione del cielo. Ad animarlo è un insieme di fori quadrati: un rimando all'irregolarità delle bucature, spesso disallineate, che caratterizzano l'edilizia spontanea del luogo. Il bianco rappresenta la mediterraneità. Il lavoro sull'esistente è basato su innesti, sulla riorganizzazione dei collegamenti verticali interni e sull'aggiunta di un solarium all'ultimo piano, che sarà completato con una vasca d'acqua ed un grande giardino. Un giardino è già presente sul lato opposto alla strada. Piccolo e introverso, rappresenta una pausa nella fitta trama del tessuto urbano. Al secondo piano si apre una grande loggia affacciata sul centro città, evidenziata anche in lontananza da una scala gialla di lamiera piegata.

La rigenerazione tra riscrittura dell'esistente e coesione sociale
A Favara - riflette Giglia - «è come agire su una terra vergine». «A differenza delle esperienze di altri centri storici, famosissimi, dove ha prevalso lo spirito di conservazione, a Favara abbiamo calato, in un contesto disastrato, la contemporaneità, dando vita ad un connubio unico tra vecchio e nuovo», riferisce ancora l'architetto. In sintesi, è in atto un vasto processo di riscrittura in chiave contemporanea dell'esistente. Il processo di recupero avanza con decisione. «Ora stiamo costituendo una Spa, la chiamiamo Spab, acronimo di Società per azioni buone», riferisce ancora Giglia. Ciò che si vuole costituire è un'impresa sociale che riesca a riunire proprietari di immobili, cittadini pronti a investire in rigenerazione e chi ha le competenze per operare. L'impulso arriva dai coniugi Bartoli e dai cittadini più attivi nella rigenerazione di Favara, tra cui anche Giglia. L'obiettivo è, con il sostegno degli azionisti, realizzare interventi di rigenerazione utili per la comunità. Le adesioni già ci sarebbero. «A Favara si stima ci siano 550 milioni di euro depositati nelle banche, se una parte di questa ricchezza, anche solo il 10 per cento, fosse investita per il centro storico, potremmo fare molto e programmare un futuro migliore per la città», chiosa Giglia.

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