Urbanistica

Stadio della Roma: dal cambio del progetto agli arresti, la storia di un fallimento lunga 9 anni

Il presidente Friedkin rinuncia a portare avanti l'impianto di Tor di Valle ma non a realizzare la nuova casa del club in un'altra area

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di Al. Le.

Nel dicembre 2012, quasi 9 anni fa, fu il sindaco Gianni Alemanno ad annunciare che la As Roma avrebbe costruito a Tor di Valle lo stadio di proprietà, su terreni appartenenti al costruttore Parnasi. Una storia infinita che lo stesso club giallorosso ha accantonato essendo il progetto divenuto di «impossibile esecuzione».
A marzo 2014 la prima presentazione in Campidoglio del plastico del progetto firmato Dan Meis. Ad agosto il sindaco Marino e l'assessore all'Urbanistica Caudo incontrano il presidente della Roma James Pallotta a New York. Marino annuncia «investimenti privati per circa un miliardo e mezzo».

A dicembre i primi intoppi: vengono presentati alla magistratura penale e a quella contabile due esposti: l'uno dal M5s, l'altro da un "Comitato residenti Tor di Valle". Entrambi contestano la cubatura del progetto, con le tre torri del Business center. Ma si avanzano anche dubbi sulla zona, che sarebbe a rischio esondazione del fiume Vallerano. Nel luglio 2015 il progetto passa all'esame della Regione Lazio per l'approvazione definitiva. La relazione tecnica sottolinea che ci sono «carenze dovute a una certa fretta nella fase finale».

Cade la giunta Marino e tutto si blocca. A giugno 2016 diventa sindaca la pentastellata Virginia Raggi e il Dg della Roma, Baldissoni, avvisa la nuova amministrazione: «Se il progetto si blocca faremo causa da milioni di euro». Si arriva al 24 febbraio 2017, quando - dopo un vertice tra Comune, As Roma, il costruttore Parnasi e il responsabile del progetto David Ginsberg - si raggiunge un accordo di massima: via le tre torri eliminate, cubature dimezzate, il 60% in meno per la parte relativa al Business Park.

A marzo Pallotta ostenta ottimismo: «Speriamo di posare la prima pietra tra la fine di quest'anno e l'inizio del prossimo e ci metteremo dai 26 ai 28 mesi». Ma gli anni passano e della prima pietra nemmeno l'ombra. Anzi, a marzo 2019 inizia il processo sulle presunte tangenti e favori correlati alla realizzazione dell'impianto. Imputati Luca Lanzalone, Luca Parnasi, Luciano Costantini e Fabio Serini, commissario straordinario dell'Ipa. Prende piede l'ipotesi di costruire lo stadio a Fiumicino. Pallotta, che solo nella progettazione ha investito 70 milioni di euro ha ancora voglia di scherzare: «Nessuno sa quanto ci sia voluto per costruire il Colosseo, ma ci stiamo avvicinando». Arriva il coronavirus che blocca non solo il passaggio di proprietà al Gruppo Friedkin, ma anche quello che ancora non si era inceppato con la burocrazia. Nessuno può garantire che il progetto stadio della Roma sarà completato e, se completato, quando la squadra potrà giocarvi la sua prima partita. A novembre la Raggi parla di un «regalo di Natale» pronto per i tifosi. Invece è arrivata la parola fine di un progetto rimasto sulla carta per quasi nove anni.

Il Campidoglio comunque fa sapere che «le nostre opere pubbliche previste, come il potenziamento della ferrovia Roma-Lido e la realizzazione del Ponte dei Congressi verranno portate avanti dall'amministrazione capitolina». La Roma, invece, studia già le alternative perché tra fgli obiettivi del club c'è quello di «realizzare uno stadio verde, sostenibile ed integrato con il territorio, discutendo in modo costruttivo tutte le ipotesi». Tra le possibilità è stata vagliata anche quella di recuperare lo stadio Flaminio, ma ora le piste possono essere molteplici, tra cui l'area di Tor Vergata e quella lungo la Roma-Fiumicino.

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