Urbanistica

Commissari, 37 opere su 59 in cerca di intese regionali: rischio ritardi anche dalla crisi

Ancora lungo il tragitto del Dpcm dopo il parere delle commissioni parlamentari atteso entro il 9 febbraio

di Mauro Salerno

Si allungano ancora i tempi della nomina dei commissari per le grandi opere. È vero che dopo quasi due anni di attesa (il decreto Sbloccacantieri risale all'aprile 2019) il decreto con opere e nomi è stato finalmente sbloccato e inviato in Parlamento dal premier (dimissionario) Giuseppe Conte, ma è altrettanto vero che l'approvazione definitiva del decreto è ancora lontana dal traguardo finale.

Un paio di nodi sono emersi al primo appuntamento parlamentare. Con l'avvio (martedì 26 gennaio) dell'esame da parte delle commissioni riunite Ambiente e Trasporti della Camera è stato infatti ufficializzato il fatto che ben 37 delle 59 grandi opere incluse nella lista necessitano di un'intesa con le Regioni prima dell'approvazione finale.

A chiarirlo è stato lo stesso viceministro delle Infrastrutture, Giancarlo Cancelleri . Intervenuto in commissione Cancelleri ha depositato l'elenco delle 37 opere su cui serve ancora l'ok dei governatori. Le regioni con più opere in ballo sono la Sicilia (8 progetti) e il Lazio, con sei progetti tra cui anche la Metro C di Roma, affidata all'ex Ad di Rfi Maurizio Gentile.

Cancelleri ha anche sottolineato che il governo ha intenzione di «avviare tempestivamente» il dialogo con i Governatori per ottenere rapidamente l'intesa dopo il parere delle commissioni. Non è escluso che dagli incontri locali possa emergere la necessità di modificare o integrare la lista. In quel caso, il Governo si è impegnato a inviare al Parlamento un nuovo atto con le eventuali integrazioni all'elenco delle opere. Una possibilità che il decreto Semplificazioni (intervenendo sul Dl Sbloccacantieri) riconosce comunque fino al 30 giugno 2021, anche con l'adozione di nuovi decreti. Ma a questo punto c'è anche da chiedersi quale sarà il governo che se ne occuperà.

Non c'è quasi bisogno di sottolineare che la crisi politica rischia di avere un impatto pesante sui tempi di nomina dei commissari. In Parlamento lo ha riconosciuto lo stesso viceministro. Molto, poi, dipenderà dal grado di discontinuità che si verificherà tra gli attuali e i futuri vertici di Palazzo Chigi e dei singoli ministeri. Un quadro che getta una pesante ombra sulla rapida conclusione della vicenda.

L'altra questione aperta riguarda i compensi dei commissari. Le norme prevedono un compenso da determinare fino ad un massimo di 100.000 euro, ma il viceministro in commissione ha chiarito che, trattandosi in massima parte di dirigenti pubblici, non saranno corrisposti ulteriori compensi in base alla regola che dispone l'onnicomprensività delle retribuzioni.

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