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Guindani (Asstel): «Patto con i Comuni sul 5G, occasione per rilanciare le Tlc»

di Andrea Biondi

L’articolo 38 del Decreto semplificazioni può rappresentare la chiave di volta per mettere fine alla bagarre sul 5G incarnata dall’ingrossamento delle file di Comuni decisi a fare di tutto per impedire la posa delle antenne.

Ne è convinto Pietro Guindani, presidente di Asstel, l’associazione che rappresenta le imprese delle Tlc in Italia: una filiera che nel 2019 – secondo i primi dati disponibili del Rapporto Asstel che sarà presentato ufficialmente in ottobre – ha messo agli atti l’undicesimo anno consecutivo di decrescita del business: sceso a 26,78 miliardi, per un -3% sul 2018 che vuol dire 1 miliardo perso e la palma negativa di valore più basso dal 2008 (data da cui sono andati bruciati 6,7 miliardi). Il -5% per gli operatori mobili e il -2% per i fissi riconducono così a una guerra dei prezzi rinvigorita dal 2018. In 10 anni Asstel ha calcolato che i prezzi per i servizi Tlc sono scesi del 29,6%. E tutto questo con consumi in salita sia da fisso (+25% nel volume di dati nel 2019 e +708% in 10 anni) sia da mobile (+50% nel 2019 e +3002% in 10 anni). Nel mentre gli investimenti hanno raggiunto i 7,6 miliardi (esclusi i costi delle licenze 5G), pari al 25% del fatturato: il livello più alto di sempre.

Un miliardo di ricavi persi e maggiori esborsi. E questo nel pre-Covid. C'è il rischio di crisi e licenziamenti?

Non prevedo problemi occupazionali perché le imprese stanno reagendo con la razionalizzazione dei costi generali di funzionamento. È vero però che ci sono due elementi che rappresentano punti di svolta.

Quali?

Innanzitutto il Dl Semplificazioni. Il decreto non ha sottratto poteri ai sindaci né sulle scelte urbanistiche, né sul capitolo della tutela della salute con responsabilità assolte tramite le Arpa. Quello che fa è spiegare in maniera chiara ciò che è nelle leggi e nella giurisprudenza dal 2001. Chiarimenti necessari che pongono le basi per un dialogo con i Comuni che comunque non è mai mancato.

Però 500 Comuni con ordinanze “No 5G” non sono segno di dialogo.

La maggior parte di queste ordinanze non erano definitive, ma volte a ottenere chiarimenti su un contesto sanitario e normativo applicabile. Il Governo ha fatto esattamente questo con il Dl, richiamando anche la validità dei limiti dell’esposizione ai campi elettromagnetici. Adesso occorre collaborare per andare oltre e lasciarsi alle spalle le informazioni inesatte su impatti sulla salute, anche lavorando insieme affinchè il Governo effettui una comunicazione nazionale chiara e completa sull’argomento. Comunque so già di Comuni che hanno ritirato le proprie ordinanze. Per questo ci attendiamo che l’articolo 38 del Dl sia mantenuto in questa formulazione in sede di conversione.

Insomma buone indicazioni per il rollout infrastrutturale. Ma i conti del settore rimangono critici visto il calo del giro d’affari.

Gli operatori credono nell’Italia come mercato in cui vi può essere creazione di valore. Ma regole e interventi creano il contesto per confermare l’impegno che, ripeto, da parte degli operatori di Tlc c’è. Questo è il momento di cogliere le opportunità che ci troviamo davanti: la conversione del decreto ma anche, e qui vengo alla seconda chiave di volta che citavo, i piani per l’uso delle risorse europee decise con l’ultimo vertice dei capi di Stato e di Governo. I fondi sono disponibili, ma servono programmi specifici e circostanziati sul fronte delle infrastrutture, ma anche della domanda pubblica e privata di servizi digitali. È un’occasione da cogliere al volo e al meglio.

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