Appalti

Appalti, la frenesia legislativa mette in ginocchio le imprese: 500 provvedimenti in 26 anni

In uno studio l'Ance ha contato i provvedimenti emanati e la loro mole fisica in materia di lavori pubblici dalla legge Merloni (1994) a oggi

di Giorgio Santilli

La frenesia legislativa che mette in ginocchio le imprese raggiunge il suo culmine nel settore degli appalti di opere pubbliche. L’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili, presenterà oggi nel corso di un evento online «Le mille e una norma» uno studio che ha contato i provvedimenti emanati e la loro mole fisica in materia di lavori pubblici dalla legge Merloni (1994) a oggi: parliamo di 500 provvedimenti in 26 anni per un totale di 45.520 pagine di Gazzetta ufficiale. Messi in fila questi fogli farebbero una strada di 136 chilometri che richiederebbe 158 giorni per essere letta, senza contare i rimandi legislativi e normativi ad altre fonti.

Sembrerebbe un gioco dell’oca se non fosse la fotografia drammatica di un quadro normativo che fa danni pesanti alle imprese e che presenta varie facce, tutte patologiche: l’instabilità politica e normativa, con il bisogno di cambiare sempre quello che ha fatto il governo precedente, anziché cercare punti di convergenza nazionale; l’over regulation (per esempio rispetto alle norme europee) dove la produzione di regole viene spesso considerato dalla politica un bene in sé, forse all’inseguimento dell’idea sbagliata che più si dettaglia la norma più si può indirizzare nel giusto verso l’azione della pubblica amministrazione (e questo è anche il segno della sfiducia totale verso la Pa); ancora, il difetto diffusissimo dei rimandi a successivi provvedimenti che si portano dietro il quarto vizio, quello della incompletezza di una normativa che mai riesce ad arrivare al capolinea e fermarsi. Tutte queste facce contribuiscono insieme a fare della normativa sugli appalti di opere pubbliche una tela di Penelope cui si aggiungono i decreti fatti apposta per semplificare e snellire. Magari - come nell’ultimo caso - con 65 articoli zeppi di rimandi.

Lo studio dell’Ance documenta con i numeri anche l’accelerazione di questa frenesia, raggruppando i provvedimenti sulle opere pubbliche per decenni. Si è passati infatti dagli otto provvedimenti annui del periodo degli anni ’90 (1994-1999) ai 14 provvedimenti l’anno del periodo 2000-2009 ai 29 provvedimenti annui presi fra 2010 e 2019. Il nuovo decennio, se questa corsa pericolosa non sarà arrestata di colpo, minaccia di sfracellare qualunque record, considerando che nei primi sette mesi del 2020 sono già stati assunti 23 provvedimenti e all’interno di questi innumerevoli sono i rimandi ad altri provvedimenti.E non è solo un problema di emergenza Covid perché i segnali del salto di scala erano chiari già dal 2019, con 39 provvedimenti assunti nel corso dell’anno.

E non è - dice l’Ance - un impazzimento che riguarda soltanto la produzione di norme, ma anche quella di produzione di strutture amministrative con quella che l’associazione chiama «Idra a sette teste» contando le strutture (dipartimenti, cabine di regia, società) vecchie e nuove che hanno assunto un ruolo di primo piano nell’obiettivo di progettare, finanziare, programmare, sbloccare, commissariare opere pubbliche.

Un far west che, lungi dall’accelerare, rallenta ulteriormente la macchina. E alle sette strutture che sono illustrate nel grafico qui a fianco si promette già di affiancarne altre due, seguendo le previsioni del piano Colao e la task force tecnica annunciata dal premier Giuseppe Conte per mettere a punto il Piano colegato al Recovery Fund.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©