Amministratori

L'orario dell'ufficio postale va fissato con il sindaco

La rideterminazione dell'accessibilità deve tenere conto delle reali esigenze dei cittadini del Comune interessato

di Pietro Alessio Palumbo

La rideterminazione degli orari degli uffici postali deve tenere conto delle reali esigenze dei cittadini del Comune interessato. E ciò è tanto più importante quando a essere coinvolte dal piano di razionalizzazione ed efficientamento degli sportelli postali siano piccole realtà rurali abitate prevalentemente da popolazione anziana e costretta a muoversi attraverso strade disagiate e mal collegate. Con la sentenza n. 212/2021 il Tar Campania ha quindi messo l'accento sulla necessaria e preventiva interlocuzione delle Poste col sindaco della cittadina coinvolta dal progetto di rimodulazione del servizio, prima di porre mano a qualsiasi riduzione dei giorni di apertura al pubblico o a cambiamenti di orari di sportello. A nulla vale obiettare eventuali esigenze aziendali di risparmio energetico e di personale: la fattispecie non è riconducibile a una lecita espressione dell'autonomia privata, di cui gode la società quale soggetto giuridico di diritto privato esercente un'attività imprenditoriale. Questa «ristrutturazione» a ben vedere riverbera effetti di carattere ben più generale sulla popolazione locale, potenzialmente violando precisi obblighi di servizio «universale» di cui tutore è lo Stato e per esso i sindaci; che vanno coinvolti e ascoltati. Anche se di piccole realtà; anzi soprattutto.

La rete postale quale strumento di «coesione» nazionale ed europea
La disciplina euro-unitaria sulle regole per lo sviluppo del mercato interno dei servizi postali ha evidenziato che l'obiettivo del servizio postale è quello di consentire a tutti gli utenti un accesso agevole alla rete, offrendo un numero sufficiente di punti di accesso e garantendo condizioni soddisfacenti. E questo facendo si che il servizio sia fornito nel rispetto dell'esigenza fondamentale di garantire un funzionamento continuo, «adattandosi» contemporaneamente alle concrete necessità degli utenti dei diversi territori; garantendo loro un trattamento equo e mai, in alcun modo, discriminatorio. A ben vedere infatti i servizi postali sono uno strumento essenziale, imprescindibile, di comunicazione e di scambio di informazioni, nell'obiettivo di coesione sociale, economica e territoriale della Nazione e dell'Unione. Ne consegue che vanno garantiti sufficienti punti di accesso che tengano conto – in particolar modo - delle esigenze degli utenti delle zone rurali e popolate soprattutto da anziani.

Parola d'ordine: «universalità» del servizio
Per «universalità» del servizio è da intendersi che quanti erogano prestazioni di questi servizi, benché organizzati in impresa, devono in ogni caso garantire a chiunque l'effettiva prestazione del servizio, qualunque sia la collocazione geografica della domanda. In altre parole se è vero che gli uffici postali cosiddetti «marginali» rappresentano verosimilmente un costo elevato per le Poste, è anche vero che il loro ridimensionamento, ovvero la loro razionalizzazione, non può avvenire seguendo una logica di tipo economico.

L'imprescindibile «contraddittorio» col sindaco
È quindi necessario il «contraddittorio» procedimentale con gli enti locali interessati; e sono arbitrarie le determinazioni che si limitano a far riferimento al mero dato geografico della distanza chilometrica tra uffici, omettendo di contestualizzare altri fattori, quali la effettiva composizione della popolazione (ancorché scarsa) e le condizioni di accessibilità al servizio. Non è la mera misurazione chilometrica a dover essere presa in considerazione, ma la «concreta» idoneità del servizio ad assicurare un livello di funzionalità che presenti per il territorio di specie, condizioni eque e ragionevoli. Un rinvio generico e standardizzato ad atti di «riorganizzazione» o di «razionalizzazione ed efficientamento» è di conseguenza insufficiente sebbene - si badi - vagliati positivamente dall'Autorità di vigilanza del settore.

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