Urbanistica

Messina è il nuovo fronte: chiusure su tunnel e ponti obsoleti

Nei primi due giorni di attività, l’ispettore ministeriale Placido Migliorino ha controllato una ventina di viadotti e quasi una decina di gallerie

di M. Cap.

Una rete in stato di abbandono, che dai prossimi giorni potrebbe essere soggetta a pesanti limitazioni di transito in attesa di lavori ancora da quantificare, programmare e finanziare. È la prima immagine che emerge dalle autostrade A18 e A20 nei tratti a cavallo di Messina, i più vecchi della rete siciliana a pedaggio, da lunedì sotto ispezioni strutturali straordinarie del Mims (ministero delle Infrastrutture). Sullo sfondo, proprio il nodo-risorse: i ricavi da pedaggio sono scarsi (al netto di fatti di corruzione su cui si è indagato) e serviranno fondi pubblici. Della Regione (controllante del gestore Cas) o dallo Stato, data l’eccezionalità della situazione.

Nei primi due giorni di attività, l’ispettore ministeriale Placido Migliorino ha controllato una ventina di viadotti e quasi una decina di gallerie. Iniziando dai documenti, emergono dubbi sull’effettuazione di controlli periodici appropriati. Ciò pare confermato dalle evidenti lesioni alle travi del viadotto Niceto, verosimilmente causate dal passaggio di un camion troppo alto sulla sottostante provinciale: paiono di vecchia data.

Sui viadotti, le travi sono rinforzate da traverse, che evitano i problemi peggiori. Preoccupa di più la parte laterale degli impalcati, che comprende i cordoli su cui sono infisse le barriere (già di per sé obsolete). Si va verso la chiusura della corsia di marcia. Anche nei tratti cittadini, dove nelle ore di punta tale corsia è occupata da chi deve uscire dall’autostrada ma resta fermo perché la viabilità urbana è in tilt.

Peggiore appare la situazione delle gallerie: come tutte quelle costruite fino ai primi anni Settanta, non sono impermeabilizzate e quindi sono esposte alle infiltrazioni d’acqua. Rispetto a quelle del Nord, la situazione è aggravata dal fatto che non ci sono onduline smontabili ma intonaco, che cede. Così si va verso la chiusura di interi tunnel, con deviazione del traffico sulla carreggiata opposta. Tutto ciò lascia temere paralisi analoghe a quelle già viste l’anno scorso in Liguria. I volumi assoluti di traffico sono più bassi, ma c’è il problema dei “trenini” formati dai mezzi pesanti appena sbarcati dai traghetti, che imboccano le autostrade tutti insieme. Non a caso, vent’anni fa Messina fu l’unica città italiana assieme a Milano dove fu dichiarata l’emergenza ambientale, con poteri speciali ai Comuni. Ora si aprono nuovi fronti. Con conseguenze potenzialmente più impattanti sul traffico rispetto ai sequestri isolati disposti finora dalla magistratura con criteri non sistematici.

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