Urbanistica

Sisma 2016: la mappa dei Comuni con i poteri speciali per ricostruire

Un quarto dei 138 centri abitati del Centro Italia sta per adottare ordinanze ad hoc per abbreviare i lavori

di Marco Ludovico

I comuni ai blocchi di partenza sono oltre 30 sui 138 colpiti dal tragico terremoto di agosto e ottobre 2016. Il debutto è a Camerino con un'ordinanza speciale per la ricostruzione del patrimonio edilizio dell'università gravemente danneggiata. Le procedure sono di gran lunga più veloci. Sgravate, soprattutto, da molti dei vincoli dell'iter ordinario. Una scommessa decisiva per il commissario straordinario per la ricostruzione del Centro Italia, Giovanni Legnini. Con le normative precedenti il risultato è stato desolante. Lo strumento tradizionale del piano attuativo è complesso: i tempi di attuazione estenuanti, poco compatibili con l'esigenza di un rapido rientro a casa delle famiglie. A riprova, dopo quattro anni dal sisma nel «cratere» ne sono stati approvati solo due, a Norcia e Sefro. A Castelsantangelo il piano è in fase avanzata di adozione, ad Amatrice e Arquata in lavorazione.

Così nasce l'idea dei Psr, programmi straordinari di ricostruzione, molto più flessibili. Con l'aggiunta, se serve, di ordinanze speciali in deroga, cucite "su misura" per ogni comune. I programmi definiscono obiettivi, priorità, opere, programmazione dei lavori nei cantieri, le deroghe necessarie. Consentono ai Comuni di creare nuovi spazi urbani, ampliare strade troppo strette fino a prevedere «l'arretramento» delle nuove costruzioni, delocalizzare edifici, disegnare vie di fuga per le esigenze di protezione civile. Le ordinanze speciali - una via di mezzo tra le procedure classiche e quelle totalmente in deroga del cosiddetto «modello Genova» - si possono usare anche per singole opere più complesse o urgenti.«Gli strumenti straordinari che abbiamo messo in campo rispondono all'esigenza di superare le ragioni di blocco o lentezza della ricostruzione esistenti fino alla primavera 2020. Abbiamo semplificato le procedure di concessione dei contributi ai privati, innovato la programmazione urbanistica con i Psr, eliminando i vincoli esistenti all'avvio degli interventi. Abbiamo recepito le semplificazioni sulle opere pubbliche e disciplinato l'ordinanza speciale, strumento molto innovativo nel contesto delle gestioni straordinarie perchè consente la "cucitura" regolatoria su specifici interventi, affidandone il coordinamento ai sub-commissari» sottolinea Giovanni Legnini.

Il nuovo modello sta facendo breccia. Dopo l'ateneo marchigiano, con la predisposizione dei Psr, si lavora alle ordinanze speciali per la città di Camerino ma anche Amatrice, Arquata del Tronto, Pieve Torina, Visso, Ussita, Castelsantangelo sul Nera, Caldarola, Campotosto. Il totale, per ora, è di 31 comuni, la metà nelle Marche, come sta monitorando l'ufficio del commissario straordinario. Ma i numeri crescono a vista d'occhio, l'interesse a imboccare questa strada scontato. Offre strumenti nuovi ai sindaci, snellisce l'azione di intervento. Se la sfida sarà vinta, sarà una risposta concreta a una serie di attese ormai quasi disperate. I fondi stanziati per la ricostruzione pubblica post sisma non saranno sufficienti nel lungo periodo, ma ora ci sono: la scommessa è riuscire a spenderli. Nel primo elenco ci sono 1288 opere pubbliche, tutte finanziate dalle ordinanze per un ammontare di 2,2 miliardi, per le quali il Commissario ha appena chiesto e ottenuto dai soggetti attuatori un cronoprogramma serrato di realizzazione.

Un secondo elenco di opere, in fase di redazione, troverà copertura negli 1,7 miliardi stanziati con la legge di bilancio 2021. E, se necessario, nel Recovery Fund (1,7 miliardi sul Piano nazionale di Ripresa e Resilienza e altri 3 sui Fondi strutturali Ue). Le nuove procedure per le opere pubbliche seguono la rivoluzione delle norme sulla ricostruzione privata fondata sull'ordinanza n. 100 - brucia i tempi di concessione dei contributi, passati da una media di 425 a 65 giorni - e sulle semplificazioni normative del 2020. Fondamentale quella basata sulla «legittimità del preesistente» prevista in un'ordinanza del commissario e poi mutuata dalla normativa nazionale. In pratica, se un edificio esisteva prima del sisma, non era totalmente abusivo né oggetto di sanzioni per abusi edilizi, se nessuno, insomma, aveva obiettato qualcosa fino al giorno del sisma, quell'edificio oggi può essere ricostruito senza problemi. Con una semplice scia (segnalazione certificata di inizio attività) e in modo "conforme", anche ammettendo leggere modifiche ai volumi, alle sagome, alle aree di sedime, ai prospetti, connesse all'esigenza di rispettare le normative sismiche, igieniche e sanitarie. Spesso senza la necessità di dover ottenere nuovamente le autorizzazioni per superare eventuali vincoli. Il tutto sfruttando in pieno le potenzialità offerte dalla combinazione del contributo pubblico alla ricostruzione con i superbonus edilizi, che sarà presto inquadrata da un documento congiunto, cui stanno lavorando il commissario e l'agenzia delle Entrate.

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