Urbanistica

Investimenti all’estero, Cina e Usa spingono le quotazioni dei Caraibi

È una marea crescente quella che sta lambendo i Caraibi di lusso. Dopo i bassi e la “secca” della crisi del 2008-2009, l’economia della regione continua a essere legata a doppio filo agli Stati Uniti, ma l’ingresso di nuovi investitori e il ritorno degli acquisti di case a scopo di investimento e messa a reddito, unitamente alla possibilità di utilizzo diretto, porta nuova energia in alcune location. Anche se non ovunque.

A livello generale va sottolineata la nuova fascia di mercato a favore dei compratori cinesi, che invece prima della crisi erano praticamente assenti. Secondo Knight Frank a partire dal 2012 si è assistito a un aumento del 500% degli investimenti diretti cinesi nelle isole caraibiche di maggior appeal, dalle Bahamas alle Isole vergini britanniche. L’altro indicatore positivo è l’aumento continuativo della fiducia dei consumatori Usa, che ha contribuito a far aumentare i flussi turistici verso l’area, con un aumento del 7% nel 2015. Numeri notevolmente superiori sono poi quelli della Riviera Maya (da Cancun a Tulum, Messico), in aumento di oltre il 10%: la destinazione ha flussi decisamente maggiori delle classiche isole caraibiche e con 88mila camere d’hotel lo Stato di Quintana Roo conferma di essere la prima destinazione turistica dell’America latina.

Il Messico chiuderà il 2016 con 35,3 milioni di turisti, dei quali il 40% sceglie Cancun e la Riviera Maya. Tanto che il settore immobiliare, secondo gli operatori, è all’inizio di un nuovo boom, supportato dall’apertura del quarto terminal internazionale dell’aeroporto di Cancun. E l’effetto-Trump, dicono dalla locale Camera di commercio e confermano i costruttori, sarà al contrario, visto che molti investitori latini stanno già disinvestendo dalla Florida per comprare nella Riviera Maya. In tutti i casi e per tutte le destinazioni, difficile fornire indicazioni di prezzo al metro quadrato in quanto possono variare enormemente in base alla location e alla distanza dal mare, ma anche per una forte percezione e relativo apprezzamento delle aree considerate più o meno “in”.

St. Barts, dopo anni di stasi, nel 2016 ha visto crescere gli investimenti grazie alla forza del dollaro. Dato che la maggior parte degli acquirenti provengono dagli Usa e poiché lo “sconto” dovuto alla maggior forza sull’euro si traduce in un vantaggio del 21% circa negli ultimi tre anni, il mercato è previsto al rialzo nel 2017. Quella che viene considerata la St. Tropez dei Caraibi non è però alla portata di tutte le tasche, testimonianza ne è il fatto che la fascia di mercato più movimentata è quella dai 3 ai 5 milioni di dollari. Ancor più d'èlite è Mustique, con una fascia di acquisti nel 2016 tra i 5 e i 15 milioni. L’esclusiva isoletta che fa parte di Saint Vincent e Grenadine si riduce a un centinaio di mega ville intorno al famoso hotel Cotton House ed è la soluzione preferita da chi cerca non tanto un rendimento o un capital gain, quanto privacy, sicurezza ed esclusività.

Diverso il discorso nella citata Riviera Maya, con un mercato previsto in rialzo non solo in termini di transazioni ma anche di prezzi. La costa che va da Cancun a Tulum si sta posizionando come destinazione di alto livello. Qui i compratori sono spinti, oltre che dalla possibilità di usare la casa durante le vacanze, dai rendimenti da affitto, poiché il tasso di occupazione è particolarmente elevato: i return on investment superano il 7% annuo netto e la domanda si dirige verso i nuovi condo di lusso con programmi di “rental pool” o gestione alberghiera, dove il proprietario può delegare la gestione. A questo si aggiunge lo sviluppo dell’unico parco DreamWorks dell’America latina, che si aprirà tra Cancun e Playa del Carmen. Anche se ancora sono voci, l'investimento inizierebbe con 800 milioni di dollari con una previsione di 4,5 milioni di turisti l’anno.

Barbados, Bahamas e Isole vergini britanniche sono invece sì in ripresa dai cali della crisi ma dovranno attendere ancora per vedere un aumento delle transazioni, sia per questioni valutarie sia di offerta. Aruba resta una destinazione di alto livello, ma l'offerta immobiliare è ancora molto limitata.

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