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Coronavirus - Il Garante privacy autorizza il tracciamento della catena dei contagi

di Alessandro Russo

Sono ammissibili nuove e più invasive raccolte di dati solo se coperte da norme di rango primario (legge o decreti legge), conformi ai principi di necessità, proporzionalità e adeguatezza del trattamento, e in ogni caso sottoposte al sindacato del Presidente della Repubblica, del Parlamento e della Corte costituzionale. Il Garante della Privacy è intervenuto alla seduta della Commissione Trasporti della Camera per rendere un parere sulla possibilità di utilizzare le nuove tecnologie per il contrasto all'emergenza epidemologica.

Il Garante ha quindi considerato aderente alla Direttiva e-privacy l'ipotesi di raccolta anonima di dati sull'ubicazione e/o l'interazione - a ritroso nel tempo - dei cellulari di soggetti Covid-positivi, con altri dispositivi, per permettere alle autorità sanitarie di ricostruire la possibile catena dei contagi.

Il Garante ha però spiegato che il «contact tracing» si basa sulla condizione che tutti si spostino col cellulare addosso. Ipotesi non verosimile per gli ultrasettantenni, i più esposti alla letalità del Coronavirus, e controintuitiva se si ipotizzasse un tracciamento coercitivo della popolazione, che sarebbe indotta ad allontanarsi dal proprio dispositivo.

L'Autorità ha allora suggerito l'utilizzo di strumenti fondati sull'adesione volontaria al tracciamento.

Acquisiti i dati, l'Amministrazione dovrebbe conservarli per allertare i potenziali contagiati.

Il Garante ha consigliato la conservazione sul cellulare del tracciato, che - rimanendo nella sua disponibilità - eviterebbe di far acquisire dati sensibili a gestori terzi, pubblici e privati che siano.

In termini pratici il soggetto Covid-positivo dovrebbe fornire il proprio codice Imei (numero identificativo del dispositivo cellulare) all'Asl che lo invierà ad un server in grado di ricostruire le interazioni del soggetto nel periodo di incubazione del virus. Le persone entrate in contatto con lui riceverebbero automaticamente sul cellulare un invito a sottoporsi ad accertamenti sanitari. La conclusiva visita del medico eviretebbe l'assoluta soggezione umana alla macchina, in aderenza al Regolamento Ue sulla privacy.

L'Autorità ha anche accennato al tema del controllo del territorio coi droni da parte delle sole forze di polizia, riconoscendolo conforme alla normativa sulla privacy soltanto se utilizzato per segnalare impersonali assembramenti, certamente non per monitorare il rispetto degli obblighi di permanenza domiciliare.

Il Garante ha concluso precisando che gli strumenti descritti sono ammissibili soltanto se temporalmente limitati ed ammonendo i deputati circa rischio di scivolare dal modello coreano, attualmente seguito dal nostro Governo, a quello cinese, che ha scambiato la rinuncia alle - già limitate - libertà per l'efficenza e la delega all'algoritmo per la soluzione salvifica contro l'espandersi dell'epidemia.

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