Il CommentoPersonale

Due occasioni per superare le colpe di politica e dirigenza

di Francesco Verbaro

L'ipotesi di una task force per la gestione dei fondi Next Generation Eu ha prodotto diverse reazioni, da parte della politica e da una parte della dirigenza ministeriale che ha vissuto la proposta come un commissariamento.

Il problema dell’inadeguatezza della Pa italiana è innegabile e ha determinato una sfiducia generale. Lo stress test della pandemia ha aumentato l’astio contro la Pa. Abbiamo visto le inefficienze derivanti dall’assenza di capacità organizzativa e da una cattiva legislazione, barocca, che sovente non ha tenuto conto degli aspetti applicativi provocando ritardi insostenibili in una situazione di emergenza. Come non ricordare i dati dell’Igrue sulla cattiva performance nella gestione delle ultime programmazioni dei fondi Ue? Per non parlare della qualità dei progetti che solitamente diminuisce proprio per raggiungere i target previsti. Dalle Council Recommendation dell’Ue al Pnr non c’è un documento che non ricordi la necessità di riformare la Pa.

Il problema è noto e va affrontato – non strumentalizzato – migliorando la qualità del reclutamento. Necessario l’apporto di competenze tecniche, inutili i commissariamenti. Una task force non farebbe altro che creare confusione ed aumentare l'incertezza sulle responsabilità. La patologia cronica di cui soffre la nostra Pa.

Va costruita una governance chiara. La comodità del rimpallo delle responsabilità tra politica e amministrazione può risolvere un dibattito sui social, ma lascia inalterato il problema della nostra debole capacità istituzionale. La Pa negli ultimi anni è peggiorata (salvo debite eccezioni) e la politica ha avuto un grande ruolo in questo. Non ci ha investito e non l’ha curata; l’ha considerata un problema o uno spazio da occupare, mai da rafforzare. La cattiva politica ha gravi responsabilità per l’incapacità, ormai disinteresse, nell'indirizzare e programmare l’azione amministrativa. Più facile comprimerla con norme, decreti attuativi, e commissariamenti. Ha indebolito la dirigenza pubblica attraverso spoil system realizzati e minacciati, privandola dell'autonomia gestionale. Al punto che neanche le norme del Dl semplificazioni (DL 76/20) sulla colpa grave e l'abuso d’ufficio sembra stiano producendo l’auspicata velocizzazione nell’adozione degli atti.

La dirigenza pubblica non è comunque esente da colpe. È complice per non aver fatto sentire la propria voce rispetto ai tanti atti che hanno indebolito l'amministrazione e quindi il Paese. Intimorita, non si è mai espressa sulla qualità del reclutamento o sugli istituti di diritto del lavoro necessari per migliorare l’organizzazione. Attrezziamo la nostra Pa centrale, di cui si invoca sempre più spesso l’intervento (anche per gli effetti disastrosi creati dalla riforma del Titolo V). Creiamo un ruolo per tecnici specialisti a tempo indeterminato, prevedendo un adeguato inquadramento economico per poterli reclutare dal mercato privato e sottrarli a quelle assistenze tecniche che hanno sostituito ampi pezzi della Pa.

Due sono gli appuntamenti da non mancare. Il rinnovo dei contratti collettivi può essere l’occasione per innovare l’organizzazione del lavoro e migliorare i servizi. Si inizi dalla sanità e dalla scuola. Certamente c’è un problema di “cattiva retribuzione”, per la quale si paga troppo chi fa poco e si paga poco chi lavora tanto e in condizioni di rischio e disagio. Ma c’è anche il tema della flessibilità organizzativa, che non può esaurirsi nel lavoro agile.

Il 31 dicembre scade poi il termine per ridurre i termini dei procedimenti amministrativi , secondo quanto previsto dall’articolo 12, comma 2 del Dl 76/2020. Quante amministrazioni hanno individuato i nuovi termini?