Urbanistica

Superbonus, pressing bipartisan per la proroga a tutto il 2023

Il nodo resta quello delle risorse ma secondo l’Ance «non c’è tempo da perdere»

di Marco Mobili e Marco Rogari

L’onda lunga dei quasi 7mila emendamenti depositati in commissione Bilancio alla Camera è pronta a risucchiare gli 800 milioni a disposizione del restyling della manovra. E spinge con forza la proroga a tutto il 2023 del superbonus del 100% per interventi di miglioramento energetico e sismico degli immobili. Che è considerato prioritario da una settantina di deputati di tutte le forze di maggioranza e anche dai partiti di opposizione, a cominciare da Forza Italia e Lega.

Il nodo resta quello delle risorse. Ma secondo l’Ance «non c’è tempo da perdere». Il presidente dell’Associazione nazionale dei costruttori, Gabriele Buia, sottolinea che «la proroga al 2023 è necessaria per dare reale avvio agli interventi di efficientamento energetico e messa in sicurezza sismica che sono praticamente fermi in attesa che il quadro normativo e il periodo di tempo a disposizione per beneficiarne sia adeguato alle reali necessità». Il pressing per rivedere la legge di bilancio è indirizzato anche su altri ritocchi, come la cedolare secca per i negozi, il prolungamento della rottamazione auto, il “bonus tv 4.0”, nuove misure di sostegno per i lavoratori, compresi i liberi professionisti, e molte integrazioni al capitolo fiscale.

Ma a tenere banco continua ad essere il dibattito dentro e fuori la maggioranza sulla proposta di patrimoniale sui super-ricchi lanciata da una fetta del Pd e da Leu. Ieri il Dem Matteo Orfini ha detto di non voler ritirare l'emendamento di cui è cofirmatario. Che prevede l'abolizione dell'Imu e dell'imposta di bollo sui conti correnti e di deposito titoli, per sostituirle con un'aliquota progressiva minima dello 0,2% sui grandi patrimoni la cui base imponibile è costituita da una ricchezza netta superiore a 500 mila euro. Un’idea giudicata una «follia» da Matteo Salvini e bocciata seccamente da tutto il centrodestra. Ma anche il governo non sembra affatto intenzionato a percorrere questa strada. Con i ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia, e il vicemininistro dell’Economia, Antonio Misiani (entrambi Dem) che ricordano che una simile misura non fa parte del programma dell’esecutivo e neppure di quello del Pd. Ancora più netto Luigi Di Maio che parla di proposta assurda.

Schermaglie che preludono alla vera partita che si giocherà a Montecitorio sulle modifiche alla manovra. Una partita che, se non ci saranno slittamenti, entrerà nel vivo la prossima settimana quando si comincerà a votare in commissione con l'obiettivo di portare il testo in Aula il 1 dicembre, anche se sono in molto a scommettere che questo appuntamento dovrà essere rimandato almeno al 21. Intanto i gruppi parlamentari cercano di spianare la strada ai loro ritocchi. Come la cedolare secca per l’affitto dei negozi che per Italia viva va rinnovata e stabilizzata a partire dai contratti stipulati nel 2021. La stima dei costi dell’emendamento (primo firmatario il presidente della commissione Finanze di Montecitorio, Luigi Marattin) è di 160 milioni che verrebbero pescati dal fondo per le esigenze indifferibili del Mef. E a dichiararsi subito favorevole a questa soluzione è Confedilizia.

Anche il Pd punta su una forma di cedolare secca ma in favore dei disabili, introducendo un’aliquota agevolata del 7,5% per gli affitti in immobili dove sono stati realizzati i lavori di abbattimento delle barriere architettoniche. Sempre dai Dem, poi, arriva un emendamento per escludere dall’Isee le indennità per disabili e caregivers. Corposo anche il pacchetto di correttivi dei Cinque stelle, che spingono per l’introduzione di un bonus tv 4.0 da 100 milioni per favorire la rottamazione di vecchi televisori. Pd e Iv sarebbero favorevoli anche al prolungamento della rottamazione auto a a rafforzare il pacchetto fiscale. Ma il serbatoio da 800 milioni per i correttivi non appare adeguato alle richieste. Senza contare che anche governo e relatori dovrebbero lasciare il loro segno sul restyling, a cominciare dal rafforzamento dei contratti d’espansione.

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