Urbanistica

Urban@it, nel Recovery plan città trascurate e senza regìa

Le aree urbane saranno «quelle maggiormente investite nella fase post-covid dai maggiori cambiamenti»

di G. Sa.

Città trascurate dal Recovery Plan, nonostante siano «soggetti decisivi per raggiungere gli obiettivi del Pnrr» e «i luoghi nei quali la rigenerazione sostenibile si può alimentare di innovazione sociale». Inoltre, le aree urbane saranno «quelle maggiormente investite nella fase post-covid dai maggiori cambiamenti: lavoro a distanza, crescita strutturale di e-commerce e delivery, trasformazioni del mercato immobiliare, emersione di nuove forme di “proprietà” delle città, delle reti, dei beni comuni».

La denuncia e la proposta di «territorializzare» il Recovery Plan è in un position paper di Urban@it, il centro nazionale di studi per le politiche urbane diretto da Walter Vitali. Quel che serve al Recovery è «un’integrazione territoriale molto maggiore dei progetti del Pnrr». Invece, «tra gli elementi di criticità dell’attuale versione del Piano, vi è proprio la prevalente logica settoriale delle linee di progetto, concepite separatamente une dalle altre». Un esempio: la separazione tra linea 2.2 (transizione energetica e mobilità locale sostenibile) e linea 3 (infrastrutture per una mobilità sostenibile). «Questa logica - dice il paper - rischia di ridurne l’impatto notevolmente: è dall’integrazione di più interventi sullo stesso territorio che possono scaturire i maggiori impatti positivi».

Molte linee settoriali del Pnrr ricadono nel perimetro urbano, senza che vi sia coordinamento: 1. Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, 2. Rivoluzione verde e transizione ecologica, 3. Infrastrutture per una mobilità sostenibile, la 5.1 Politiche per il lavoro, la 5.3 interventi speciali di coesione territoriale. Nel Pnrr che sarà inviato il 30 aprile alla Ue si vedrà quanti progetti-bandiera indicati dalle città al Governo saranno inseriti.

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