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Election day il 20 settembre: Regioni all’attacco

Le Regioni che spingono per l’inizio di settembre, Fratelli d’Italia e Lega che spingono per non prima del 27. Alla fine il braccio di ferro alla Camera sul decreto per il rinvio delle elezioni si è posizionato sulla posizione mediana individuata dal governo con il sostegno di Forza Italia: 20 settembre per una election day con regionali in sette regioni (Val d’Aosta, Veneto, Liguria, Marche, Toscana, Campania e Puglia), primo turno delle comunali (si vota in circa mille comuni) e referendum confermativo sulla riforma costituzionale che taglia di oltre un terzo il numero dei parlamentari).

Ma le Regioni, nel timore che prima dell’approvazione definitiva del decreto a Montecitorio prevista per venerdì possa rispuntare una mediazione con la destra per il 27 settembre, non mollano la presa: «Le Regioni interessate hanno intenzione di utilizzare la prima domenica utile del mese di settembre per l’indizione delle elezioni regionali, anche al fine di garantire il regolare avvio dell’anno scolastico e di limitare l’eventuale nuovo rischio epidemiologico», scrivono i governatori di Liguria Giovanni Toti e dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini in una lettera al premier e e ai ministri interessati. Tra le argomentazioni contro la data del 20, come sottolinea Bonaccini, anche il fatto che in questo modo le scuole riaprirebbero troppo tardi: «Trovo un po’ strano che si dica che la scuola è indispensabile e poi rischiamo di andare a scuola a ottobre».

Come che sia, il 20 settembre è più vicino di quanto sembri: le liste e le candidature vanno presentate entro il 20 agosto e al quartiere generale del Pd a Largo del Nazareno ammettono lo stallo nella trattativa per le alleanze nonostante gli appelli al M5s per trasportare a livello locale l’alleanza giallo-rossa lanciati sia dal segretario Nicola Zingaretti sia dal capodelagazione al governo Dario Franceschini . Passi avanti solo in Liguria, dove per provare a battere Toti Pd e M5s potrebbero puntare sul giornalista Ferruccio Sansa (ma in questo caso si sfilerebbe Italia Viva) o sul presidente della comunità ebraica di Genova Ariel Dello Strologo. Niente da fare in Puglia e anche Campania, dove ormai Vincenzo De Luca è inamovibile e altrettanto inamovibile è il no dei pentastellati.

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