Appalti

Sedici opere stradali «sbloccate», ma solo tre hanno aperto i cantieri

Il monitoraggio sugli interventi inseriti nel contatore del ministero delle Infrastrutture evidenzia che in molti casi bisogna ancora completare gare, autorizzazioni e progetti nonostante i passi avanti fatti per la spinta della De Micheli

di Giorgio Santilli

Anche il contatore delle opere sbloccate messo in funzione dalla ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli, conferma le difficoltà delle procedure di avvio dei cantieri in Italia, soprattutto per i progetti stradali gestiti in gran parte dall'Anas. L'iniziativa della ministra, avviata un anno fa sul sito del Mit, si conferma utile per accendere un faro di trasparenza sulle opere in corso di programmazione e anche per dare conto degli sforzi continui del ministero per «mettere a terra» - sono parole spesso usate da De Micheli - gli interventi pianificati, con particolare attenzione a quelli prioritari. Tuttavia il monitoraggio fatto oggi conferma che non bisogna confondere lo sblocco di passaggi intermedi della procedura con l'apertura dei cantieri veri e propri (in gergo tecnico la «consegna lavori») che è l'obiettivo fondamentale, il risultato che sta cuore a tutti perché con il cantiere si produce finalmente reddito per i lavoratori, riparte il fatturato per le imprese costruttrici, si macina Pil per il Paese.

Il monitoraggio aggiornato al 27 ottobre del Sole 24 Ore sullo stato dell'arte delle opere «sbloccate» - cui hanno dato un contributo decisivo ancora le informazioni fornite da Anas e ministero delle Infrastrutture - rivela che di sedici opere stradali inserite nel contatore del sito ministeriale e quindi considerate «sbloccate», solo tre (o forse bisognerebbe dire due e mezza) hanno raggiunto la fase di cantiere, mentre per altre sei c'è la promessa - tutta da averificare con i fatti - di arrivarci a breve.

Di queste sedici opere, quindici sono di gestione Anas mentre la prima, la Campogalliano-Sassuolo è una concessione affidata direttamente dal ministero delle Infrastrutture, nel 2017. Su questa opera - che avrebbe dovuto essere realizzata entro il 2021 e non ha ancora aperto i cantieri - pesa il fatto che il consorzio vincitore della gara per la concessione sia Autobrennero, l'attuale concessionaria (scaduta) della A22. Le due partite sono inevitabilmente intrecciate ed è questa la ragione se l'opera, che la stessa De Micheli ha più volte detto di aver sbloccato, è ancora al palo.

Le opere stradali pubblicate sul contatore ministeriale valgono in tutto 4.058 milioni. Gli interventi in cantiere valgono 1.448, quindi circa un terzo. A pesare in positivo è il terzo megalotto della Ss106 Jonica, opera da 1.335 milioni, una storia infinita che arriva niente meno che dalla legge obiettivo. Il fiore all'occhiello dello sblocca-opere nella stagione De Micheli.

Poi ci sono due sblocchi parziali: un primo stralcio da 600mila euro sulla Potenza-Melfi (su un'opera che complessivamente vale 15 milioni) e alcuni interventi per un totale di 113 milioni (su un totale di 583) per il piano straordinario di riqualificazione della statale 4 Salaria nelle zone dei Paesi terremotati del 2016.

Sei opere - promette Anas - potrebbero aprire i cantieri in tempi brevi: la statale 117-bis (120 milioni) per cui dovrebbe essere stipulato il contratto e consegnati i lavori dopo il rigetto del ricorso del secondo classificato; la Ss318 (135 milioni) per cui la consegna lavori è prevista entro novembre; in Sicilia sulla Ss284 Adriano-Bronte (66 milioni) per cui è stata aggiudicata la gara, come per la Ss337 (Verbania) con la ricostruzione del ponte fra il comune di Bre e il Ponte Ribellasca (10 milioni). Aggiudicazione definitiva anche per la demolizione e ricostruzione di ponti a Rio San Girolamo e Rio Masone sulla statale 195 Sulcitana (Cagliari). Promessa di sblocco - dice Anas - anche per la variante in galleria (per evitare la caduta massi) sulla statale 18 in provincia di Potenza fra Acquafredda e Cersuta (5 milioni). Non solo grandi opere ma anche l'Italia diffusa delle piccole e medie opere che in alcuni casi si aspettano da dieci anni.

Ma perché ci sono ancora opere «sbloccate» per cui i cantieri non decollano? Perché in molti casi lo sblocco coincide, in realtà, con lo sblocco della gara che è solo una fase del lungo percorso che porta al cantiere. E proprio l'Anas è il soggetto che più soffre il "gioco dell'oca" denunciato dal Sole 24 Ore il 10 marzo 2019: 36 tappe e 7 anni per arrivare ad aprire un cantiere. Una situazione pesantissima che nella gran parte dei casi neanche la buona volontà e l'impegno di un ministro riesce a risolvere.

Si aggiunga che nel 2020 l'Anas ha avuto una deroga che gli consente di appaltare le opere con la formula dell'appalto integrato, un contratto che tiene all'interno, affidate a un unico soggetto, sia la progettazione esecutiva che l'esecuzione dei lavori. Dire che è sbloccata un'opera affidata con un appalto integrato non corrisponde al vero: si accelerano i bandi e le gara ma si resta sulla carta perché non necessariamente si accelera l'apertura dei cantieri. Certamente devono essere state superate molte criticità sul territorio per bandire una gara sul progetto definitivo (è richiesta a questo livello progettuale la gran parte dei pareri e autorizzazioni amministrative e ambientali) ma la messa a punto della progettazione esecutiva (che in genere deve recepire le prescrizioni delle autorizzazioni ottenute) può richiedere molti mesi, se non anni.

Riuscirà ad accelerare i cantieri l'applicazione del decreto semplificazioni appena approvato dal governo (e poi dal Parlamento)?
Per ora il decreto non sembra aver scosso (né smosso) le stazioni appaltanti italiane cui era, in prima battuta, rivolto. Le accelerazioni restano sulla carta. È stato lo stesso sottosegretario alle Infrastrutture, Salvatore Margiotta, in un convegno che si è tenuto al Consiglio nazionale degli architetti a lamentare la mancata applicazione del decreto legge da parte delle stazioni appaltanti. Anche l'Anas - ha chiesto Margiotta - perché prevede ancora 150 giorni per aggiudicare una gara e non i 15 o 30 previsti dal decreto sbloccacantieri? Ci sarà forse un problema di passaggi da un regime all'altro, ma Margiotta ha detto di voler procedere, d'intesa con la ministra De Micheli, con una circolare che imponga alle stazioni appaltanti l'applicazione delle norme approvate dal Parlamento ovunque possibile.
La circolare dovrebbe arrivare a giorni e potrebbe dare spinta all'accelerazione, tagliando almeno i tempi per le aggiudicazioni. Un altro segnale di buona volontà che non risolverà, però, la questione italiana di leggi, procedure e burocrazia di una lentezza inaccettabile.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©