Progettazione

No accordi quadro, incarichi a chi vince i concorsi e parametri obbligatori: le «correzioni» degli architetti al codice

di G.La.

Modificare le regole sui concorsi, blindando il vincitore ed affidandogli sempre la progettazione esecutiva. Limitare la portata delle norme sugli accordi quadro, che non dovranno ingabbiare il mercato escludendo i piccoli. E tornare sui parametri da porre a base di gara, fissando l'obbligo per le stazioni appaltanti di utilizzarli. Sale l'attenzione sul decreto correttivo del Codice appalti: il Consiglio nazionale degli architetti ha appena fatto il punto sulle modifiche più urgenti che, se saranno confermate le indiscrezioni di questi giorni, potrebbero addirittura arrivare entro l'anno.

A parlare è Rino La Mendola, vicepresidente del Consiglio nazionale che sottolinea anzitutto l'apporto positivo che è arrivato dalle linee guida dell'Anac sui servizi di ingegneria: «Vengono superate una parte delle criticità che il Consiglio nazionale degli architetti, unitamente alla Rete delle professioni tecniche, aveva rilevato sin dall'entrata in vigore del nuovo Codice». Soprattutto, le linee guida «ribadiscono la necessità di ripristinare regole certe per calcolare l'importo a base di gara negli affidamenti di servizi di architettura e ingegneria, con l'obiettivo di ridurre al minimo quella discrezionalità delle stazioni appaltanti, che mal si coniuga con i più elementari principi della trasparenza».

Inoltre, viene stabilito «che le stazioni appaltanti non possono ricorrere al requisito del fatturato, se non adeguatamente motivato e che in luogo del fatturato i requisiti economico-finanziari possono essere dimostrati con una semplice polizza assicurativa a copertura dei rischi professionali. Ciò garantisce una immensa apertura del mercato nei confronti degli operatori economici medio-piccoli e nei confronti dei giovani».

Questi problemi, però, non sono gli unici da risolvere. Per superare le altre criticità, allora, servirà il correttivo. Il primo intervento necessario riguarda il Dm parametri: la sua obbligatorietà andrebbe ribadita in una norma di rango primario. Le linee guida da sole non bastano a tutelare i professionisti. La Mendola, allora, confida che «vengano sciolti i nodi circa l'obbligatorietà dell'utilizzo del decreto parametri, assolutamente indispensabile per scongiurare il rischio che le stazioni appaltanti possano sottostimare l'importo dei compensi da porre a base di gara ed affidare conseguentemente servizi, come la progettazione, con procedure errate scegliendo, ad esempio, l'affidamento diretto anziché una procedura aperta, in violazione ai più elementari principi di trasparenza».

Un altro obiettivo fondamentale riguarda i concorsi, per i quali è necessario «stabilire che al vincitore venga sempre assicurato l'incarico della progettazione esecutiva». Solo in questo modo i concorsi potranno diventare strumenti con un valore pratico e con un impatto reale sul mercato. Ancora, andrà ridotto il raggio d'azione dell'accordo quadro, «che oggi consente di accorpare grossi appalti, mortificando la libera concorrenza, violando i principi fondamentali della direttiva europea 24 del 2014, che raccomanda alle amministrazioni di non accorpare i grossi appalti, ma, al contrario, di dividerli, al fine di favorire l'accesso al mercato degli operatori economici medio-piccoli, che costituiscono lo scheletro portante dell'economia del paese».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©