Il CommentoPersonale

Una riforma della Pa anche per i prefetti

di Antonio Giannelli (*)

In un periodo complesso come l'attuale, la riforma della Pubblica amministrazione è divenuta non solo un bisogno, ma una necessità. Come hanno evidenziato il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il Ministro Renato Brunetta, la Pubblica amministrazione italiana deve divenire traino dello sviluppo del Paese. Occorre allora superare gli inevitabili scetticismi e corrispondere da subito alle esigenze dei cittadini e degli operatori economici.

Quale sindacato maggiormente rappresentativo della carriera prefettizia (Sinpref), non possiamo che esprimere piena condivisione di un'impostazione che corrisponde alla missione statutaria del nostro sindacato, che vuole essere interprete e sostenitore del cambiamento.

Ancora una volta, come spesso accaduto nella storia bicentenaria dell'istituto prefettizio, in occasione della pandemia l'amministrazione dell'Interno è stata investita da competenze nuove e nevralgiche. Il rispetto delle misure di contenimento ha richiesto una straordinaria attività di controllo delle Forze di Polizia, coordinate dai prefetti. La salvaguardia delle esigenze economiche-produttive ha imposto la verifica delle attività imprenditoriali essenziali. Alla tutela della salute si è provveduto anche disponendo ispezioni nei luoghi di lavoro e chiusure degli esercizi non rispettosi delle regole. Ancora, al ministero dell'Interno e alle Prefetture è stato affidato il coordinamento delle scorte ai vaccini e la pianificazione della riapertura delle scuole, poi messa in discussione dalla nuova ondata di contagi.

Oltre alla stratificazione delle competenze, da riordinare sistematicamente, è la complessa dinamica delle relazioni centro-territorio ad imporre una riflessione aggiornata sull'assetto ordinamentale del ministero dell'Interno, per rendere un migliorservizio alla collettività. La pandemia ha dimostrato plasticamente che la struttura policentrica territoriale necessita di un coordinamento forte per poter funzionare al meglio, per mettere a fattor comune potenzialità che rischiano altrimenti di rimanere inespresse.

Nel rappresentare una figura generalista, per la varietà delle competenze gestite, la dirigenza prefettizia è portatrice di istanze di cambiamento che sono la cifra comune di tanti altri uffici pubblici. Per questo motivo, da tempo abbiamo elaborato una proposta di riforma che mira implementare nuove modalità organizzative e una più moderna cultura gestionale.

Progressioni di carriera basate sulla qualità delle esperienze e sulle competenze acquisite; percorsi professionali volti a stimolare forme virtuose di competizione, per premiare le migliori professionalità e non soltanto fedeltà e appartenenza; affidamenti di incarichi trasparenti per accrescere l'autorevolezza del sistema; formazione continua e qualificante, con percorsi individualizzati, coerenti ai bisogni formativi e alle funzioni da svolgere, a presidio dello sviluppo professionale.

Un'impostazione non diversa da quanto avviene nelle migliori aziende del panorama europeo e internazionale.

Dopo anni di blocco al turnover del personale nella Pa, è ora il momento di invertire la tendenza, pianificare a lungo termine, ridurre l'età media e garantire il ricambio generazionale. Al contempo occorre riparametrare gli assetti, con una revisione delle competenze in base alle attuali missioni, sulle quali definire il reale fabbisogno di risorse umane, che non può non tener conto della digitalizzazione delle modalità di lavoro e del servizio reso all'utenza.

La nostra proposta, estesa all'intero apparato dell'amministrazione civile dell'Interno, si sostanzia in un progetto concretamente attuabile, in tempi contenuti, che prefigura il disegno della Prefettura quale punto di incontro forte, utile e necessario, tra lo Stato e gli interlocutori territoriali.

Ciò permetterebbe, alle articolazioni già definite Uffici territoriali dello Stato in un progetto riformatore poi abortito, di poter svolgere appieno due fondamentali funzioni di garanzia: la mediazione sociale in funzione della tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica; la salvaguardia dell'autonomia territoriale in un quadro di necessaria unità nazionale, soprattutto dal punto di vista della tutela del livello essenziali delle prestazioni, frontiera moderna e aggiornata dello Stato di diritto.

Bisogna ottimizzare gli assetti e valorizzare le funzioni nevralgiche: una parte consistente delle risorse delle Prefetture è oggi assorbito dai procedimenti sanzionatori e contenziosi, che non attengono al core business; tali risorse potrebbero essere ad esempio dedicate all'antimafia, un'attività da presidiare con attenzione soprattutto alla luce delle risorse disponibili con il Recovery Fund.

Questa la sfida che abbiamo davanti. Per affrontarla occorrono coraggio, visione e passione. Non ci si può sottrarre, ce lo impone l'impegno prestato al servizio esclusivo della Nazione. Noi siamo pronti.

(*) Presidente Sinpref