Fisco e contabilità

Manovra, i Comuni chiedono più risorse anticrisi e le Province 500 tecnici per i progetti

Le richieste dei diversi settori passate in rassegna dalle audizioni di ieri alle commissioni Bilancio di Camera e Senato

di Gianni Trovati

Le cifre della manovra sono ampie. Ma ancora più larghe sono le richieste dei diversi settori passate in rassegna dalle audizioni di ieri alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.

I Comuni hanno ottenuto la possibilità di utilizzare l'anno prossimo i residui del Fondone Covid del 2020, e una dotazione extra di 500 milioni per il 2021. Ma chiedono più fondi, da trovare già nella manovra o nel corso del tavolo di confronto sui costi della crisi che proseguirà i suoi lavori anche il prossimo anno. Poche ore prima, nella conferenza Unificata che ha esaminato il Ristori-Bis, i sindaci hanno chiesto assunzioni in deroga del personale di Polizia locale e per la proroga dei contratti ai concessionari della riscossione. Le Province puntano all'assunzione in tempi stretti di almeno 500 tecnici per i progetti su strade e scuole. E i sindacati tornano a sostenere che i 400 milioni aggiuntivi non bastano per i rinnovi dei contratti del pubblico impiego su cui è stato proclamato lo sciopero del 9 dicembre.

Il tutto mentre il maxirimbalzo del 6% messo in programma dal governo per il 2021 è «ancora possibile» secondo il ministro dell'Economia Gualtieri, che ha chiuso il programma di ieri delle audizioni alle commissioni Bilancio, nonostante la seconda ondata della pandemia e le probabilità di «un inizio d'anno contrastato». Ma lo scenario radicalmente peggiorato rispetto alla Nota di aggiornamento al Def approvata all'inizio di ottobre aumenta «i rischi al ribasso». Per cui il governo all'inizio del prossimo anno potrebbe arrivare a un inedito aggiornamento delle stime di crescita: passaggio non banale, perché imporrebbe di rivedere il percorso del deficit, che già tende a crescere rispetto al 7% per l'ulteriore scostamento a inizio 2021, e soprattutto del debito.

L'annuncio di Gualtieri arriva mentre negli stessi minuti il premier Conte, ospite a Ottoemezzo su La7, conferma che i tempi del Recovery Plan si allungano. «Lo presenteremo a febbraio - dice Conte -, un poco in ritardo rispetto ai tempi iniziali».

Nel suo intervento parlamentare Gualtieri mette in fila il complicato snodo di variabili che pesano sui programmi di finanza pubblica italiana, che intreccia la legge di bilancio alla la nuova richiesta di «scostamento senza deficit» per 8 miliardi sul 2020 e ai decreti Ristori appena approvati (il ter) o in via di definizione (il quater) in questi giorni. Un complesso di provvedimenti, insieme al Recovery Plan che «sarà finalizzato nelle prossime settimane», su cui il titolare dei conti ha chiesto un confronto a tutto campo con «le forze che in Paarlamento vorranno avere un approccio costruttivo». Confronto che potrebbe vedere come primo terreno le sospensioni fiscali in arrivo con il Ristori-quater. Ma anche ieri l'amo lanciato da Gualtieri ha suscitato reazioni diverse nell'opposizione, dalle aperture di Forza Italia agli stop della Lega che con l'ex presidente della Bilancio Claudio Borghi ha accusato il governo per il ritardo record dell'arrivo in Parlamento di una manovra destinata a un «percorso farsesco» con la fiducia sul maxiemendamento finale.

Per il resto, Gualtieri ha voluto passare in rassegna i capitoli principali della manovra, a partire da sanità, investimenti e Mezzogiorno su cui ha rivendicato gli «sforzi senza precedenti» messi in campo dal governo. E soprattutto ha tenuto a sottolineare la coerenza del programma con le indicazioni della commissione Ue che chiedono uno stimolo fiscale «nel breve termine e per tutto il tempo necessario» al superamento della crisi, seguito da un nuovo equilibrio che punta sul rilancio degli investimenti e un consolidamento fiscale progressivo.

Sull'espansione per il prossimo anno, i pilastri sono tre. La manovra che nel suo assetto definitivo vale 39,1 miliardi, divisi fra 24,6 di deficit e 14,5 di risorse Ue, i 31 miliardi di stimoli già decisi per il prossimo anno dai decreti anti-crisi del 2020, e rappresentati in buona parte l'addio alle clausole Iva sancito con il decreto di maggio. E l'ulteriore scostamento che sarà deciso all'inizio dell'anno, confermato ieri da Gualtieri per la prima volta. Il ministro non dà cifre, ma le ipotesi finora parlano di almeno 20 miliardi che porterebbero il disavanzo 2021 intorno all'8%: al netto della possibile riduzione delle ambizioni sul Pil che insieme al nuovo deficit extra complicherebbe l'avvio del percorso di riduzione del deficit.

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