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Partecipate, nessun accordo nel Governo sulle nomine

Nomine a porte chiuse e differite. Il Coronavirus potrebbe avere un impatto sulla tornata di nomine pubbliche che riguardano le principali società controllate dallo Stato quotate in Borsa.

Oltre a Banca Mps, sono in ballo i vertici di Eni, Enel, Leonardo (ex Finmeccanica), Poste, Terna, Enav, più Raiway. Nel governo non c’è accordo sulla composizione dei consigli di amministrazione che dovranno guidare le società per i prossimi tre anni e in particolare sulle figure chiave, gli amministratori delegati.

Per questo è probabile un rinvio delle nomine. Si discute di una norma di legge che, invocando l’emergenza sanitaria, farebbe slittare fino a tre mesi le assemblee, dovrebbero tenersi entro luglio. Slitterebbe l’assemblea di Poste già fissata per il 16 aprile e, se l’emergenza virus non venisse superata, anche le successive: Terna (27 aprile), Enav (5 maggio), Eni (13 maggio), Enel (14 maggio) e Leonardo (prevista tra il 6 e 20 maggio).

Le liste con i candidati al cda devono essere depositate dal Mef, come dagli altri soci, almeno 25 giorni prima dell’assemblea. Il termine per la lista di Poste scade il 22 marzo. Per le altre società ci sarebbe più tempo, ma è prassi del Mef depositare tutte le liste contemporaneamente, questo agevola l’accordo politico sulla spartizione dei posti.

Secondo fonti governative dovrebbero essere fatte nei termini le nomine di Mps, le candidature al cda devono essere ufficializzate oggi, per l’assemblea del 6 aprile. Il M5S vorrebbe nominare ad Mauro Selvetti, mentre il Tesoro propenderebbe per Fabio Innocenzi o Gianni Franco Papa. Per le altre grandi società l’ipotesi di confermare in blocco gli ad uscenti, che sarebbe stata avanzata dall’interno del Pd al premier Giuseppe Conte, non ha trovato consensi sufficienti.

Il M5S valuta alcune nuove candidature, mentre il Pd non è compatto nel giudizio sui manager uscenti, che in gran parte sono gli stessi nominati nel 2014 dal governo Renzi. In maggioranza sono stati confermati nel 2017 dal governo Gentiloni.

I maggiori interrogativi riguardano Eni e Leonardo. Anche in Terna ed Enav potrebbero esserci cambiamenti sostanziali. È circolata una bozza di norma per consentire il rinvio delle assemblee per le nomine. La norma potrebbe essere inserita in un decreto legge all’esame domani del Consiglio dei ministri. La norma sul rinvio avrebbe carattere generale e potrebbe quindi essere utilizzata anche da altre società quotate. Sarebbe ogni società a decidere se avvalersi del termine più ampio per fare l’assemblea. Ovviamente le partecipate dello Stato verrebbero coordinate dal Mef. Il rinvio potrebbe portare anche a uno slittamento nell’approvazione del bilancio 2019 e del pagamento del dividendo.

Tra i manager uscenti la posizione più solida è quella di Francesco Starace, ad dell’Enel da sei anni. Starace si è detto contrario a un ipotetico passaggio all’Eni, solo se “comandato” dal governo si farebbe il trasloco.

Per il gruppo petrolifero si valutano candidati in alternativa all’ad Claudio Descalzi, in carica dal 2014, indebolito da vicende giudiziarie. Tra i candidati Marco Alverà, ad di Snam, oppure Stefano Cao, ad di Saipem. Come in precedenti tornate, per l’Eni o altri incarichi circola anche il nome di Vittorio Colao, uno dei manager italiani più famosi all’estero, ora non più impegnato come ad Vodafone, si è dimesso nel maggio 2018.

L’ad dell’ex Finmeccanica, Alessandro Profumo, è stato nominato dal governo Gentiloni e potrebbe fare un secondo mandato. Ma si vagliano anche altri profili. Alcuni ambienti del M5S valutano l’ipotesi Francesco Caio, presidente di Saipem, per l’esperienza di a.d. in Avio. Caio è stato nominato dal ministro Stefano Patuanelli consulente del governo per l’Ilva. Per Leonardo corre anche Domenico Arcuri, ad Invitalia dal 2007, appoggiato da Massimo D’Alema. Per Poste potrebbe essere confermato l’ad Matteo Del Fante. Il suo numero due, il vicedirettore generale Giuseppe Lasco, ex Guardia di finanza, punta alla guida di Terna, dove è ad Luigi Ferraris.

Per le presidenze l’orientamento è per un generale rinnovamento, tranne che per Leonardo dove l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, presidente dal 2013 (governo Letta), si è rafforzato negli ultimi mesi, come dimostrato anche da diverse nomine interne. Comunque sulle nomine i giochi sono aperti. E il rinvio non farà che aumentare la suspence.

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