Urbanistica

Centri commerciali chiusi per la pandemia: in vendita asset per sei miliardi in Italia

Gli unici portafogli ambiti sono quelli dei supermercati. Salta la vendita di Roma Est

di Paola Dezza

Sterminati parcheggi vuoti, saracinesche abbassate, silenzio dove solo qualche mese fa era fitto il vociare dei clienti con in mano i sacchetti degli ultimi acquisti.

La chiusura dei centri commerciali scelta dal governo per arginare la pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto importante su un settore che stava già schivando i colpi di un ecommerce in crescita. Non solo. La virata verso food e intrattenimento dei maggiori shopping center nel mondo, italiani compresi, era un chiaro segnale della necessità di cambiare pelle seguendo le esigenze mutate della clientela.

Il settore vede oggi in italia oltre sei miliardi di centri commerciali in vendita, molti dei quali faranno fatica a trovare un acquirente. Da un recente report di Cbre emerge che è in forte contrazione la fiducia dei consumatori, ma al tempo stesso le misure di contenimento dei contagi Covid-19 contraggono e polarizzano i consumi. Pertanto sono buoni i risultati per la Gdo, tanto che nel settore si stanno concludendo vendite di portafogli. A breve Cbre metterà in vendita un pacchetto di supermercati (sale & leaseback) nel Nord Italia che vale 150 milioni. Va ricordato che nel primo quarter 2020 si è concretizzata la vendita della parte immobiliare di Esselunga comprata da Unicredit, che vale la metà dei volumi del trimestre. Secondo Cbre da gennaio a marzo 2020 il retail ha registrato investimenti per 830 milioni, contro i 220 milioni circa dell’ultimo trimestre 2019 e due miliardi per l’intero anno.

Dall’inizio della crisi sanitaria l’associazione dei centri commerciali Cncc chiede a gran voce delle misure che tengano conto di un settore che vale il 4% del Pil italiano e impiega 587.000 persone. Qualche esperto sottolinea poi una stortura tutta italiana: i centri commerciali sono stati i primi a chiudere e gli ultimi a riaprire nonostante la gestione centralizzata permetterebbe di tradurre i controlli in protocolli di facile applicazione.

Tornando alle strutture in vendita, sarebbe saltata proprio in piena emergenza coronavirus la trattativa per Roma Est tra la proprietà Gic (il fondo sovrano di Singapore) e una jv tra Cbre GI e Klépierre. Già in fase di due diligence Klépierre ha fermato l’operazione per il centro che vale 400 milioni di euro. Invenduto anche il Bicocca Village a Milano, che vale 80 milioni. Molte vendite sono ferme anche per via dell’impossibilità di fare sopralluoghi.

È facile pensare che la pipeline dei nuovi sviluppi possa subire un arresto o perlomeno un rallentamento. «Bisogna prima ripartire per capire quali strategie mettere in atto, sia per gli sviluppi sia per eventuali ampliamenti dei centri esistenti - dice Massimo Moretti, presidente di Cncc -. Purtroppo quelli che abbiamo alle spalle sono mesi bruciati».

Intanto in settimana si dovrebbe chiudere la cessione di un portafoglio di Cash & Carry di Carrefour, da 70 milioni di euro, che sarà acquistato da un investitore estero tramite un fondo immobiliare italiano gestito da Kryalos.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©