Urbanistica

Deposito nucleare nazionale: 67 aree idonee, 12 in short list

Tolto il segreto di Stato. Incentivi e compensazioni per il territorio in cui verrà realizzata la struttura

di Jacopo Giliberto

Arriva la mappa del deposito atomico in cui riunire in un luogo sicuro i 31mila metri cubi attuali (e altrettanti futuri) di scorie nucleari oggi divise in una ventina di stoccaggi disseminati dal Piemonte alla Sicilia. Ricevuto il 30 dicembre il nulla osta dai ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo economico, ieri prima dell'alba la Sogin - la società pubblica del nucleare - ha tolto il velo di segretezza statale e dopo 5 anni ha reso pubblica sul suo sito web la Cnapi, acronimo mediocre di una locuzione mediocre: Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee. Sono le aree in cui per motivi tecnici, geologici e ambientali potrà essere costruito l'impianto. La carta è stata tenuta nascosta dal 2015 per non suscitare le allergie sociali e le infiammazioni politiche delle località candidate a ospitare il deposito. E, come previsto, ieri sono esplosi i «giammai!» di sindaci, presidenti di Regione e politici di ambito locale.

I magnifici dodici
Le aree selezionate sono in tutto 67, addensate soprattutto in Piemonte, nel Lazio, attorno alle Murge fra Puglia e Basilicata, in Sardegna nelle ondulazioni attorno al Campidano. Altre aree più isolate si trovano in Sicilia, in Toscana e in altre zone. Ma fra tutte, 12 hanno le condizioni considerate ottimali da tecnici e scienziati: due in provincia di Torino, cinque ad Alessandria e cinque in provincia di Viterbo. I luoghi: Rondissone, Carmagnola, Alessandria, Quargnento, Bosco Marengo, Montalto di Castro, Canino, Corchiano.

I criteri per scegliere i luoghi
Come sono stati scelti i 65 luoghi potenzialmente idonei, fra i quali i 12 più adatti fra tutti? Nel 2014 l'Ispra dettò i criteri di selezione: dovranno essere luoghi poco abitati, con sismicità modesta, senza vulcani né rischi di frane e alluvioni. Non a quote troppo elevate né troppo basse, non su pendenze eccessive, non troppo vicine al mare. Lontane da autostrade e ferrovie ma anche vicine ad autostrade e ferrovie per poter essere raggiunte comodamente dai carichi di materiale. Ma fra tutti i criteri uno sembra dare un passepartout ai comitati di opposizione: il criterio di approfondimento numero 11 afferma che per la scelta del luogo bisogna analizzare se le zone prescelte hanno «produzioni agricole di particolare qualità e tipicità e luoghi di interesse archeologico e storico». In Italia non c'è metro quadrato, nemmeno il più degradato e cementizio, in cui non si possa far valere la tutela dell'agricoltura di qualità, del panorama, di resti antichi, di pregi in difesa dei quali formare un'associazione combattiva cavalcata da un politico assetato di consensi.

Come scegliere fra le aree
Per i prossimi quattro mesi si accoglieranno le proposte, i suggerimenti, le osservazioni di cittadini, associazioni e organizzazioni. Poi il tema sarà dibattuto in un seminario nazionale durante il quale stringere una sintesi. Una mappatura successiva più selezionata proporrà ai sindaci mappati di farsi sotto per avere il vantaggio del grande impianto tecnologico.

Incentivi per chi accetta
In Italia i circa 31mila metri cubi di scorie sono distribuiti in una ventina di stoccaggi e istallazioni dal Piemonte fino alla Sicilia, come il modernissimo grande deposito nucleare Jrc Ccr di Ispra (Varese). Sono più di 70 i Comuni cui il disturbo di avere le scorie in casa viene risarcito con una compensazione cospicua, in tutto una quindicina di milioni l'anno, compensazione commisurata con la quantità di rifiuti ospitati. Chi accoglierà tutti i materiali in un sol luogo intascherà la somma di tutte le compensazioni, ma in più il decreto legislativo 31 del 2010 riconosce un contributo aggiuntivo.

Dalla medicina alla siderurgia
Il problema che il deposito vuole risolvere sono i rifiuti radioattivi a media e bassa attività, quelli che si producono ogni giorno: reagenti farmaceutici, diagnostica e terapie nucleari, radiografie industriali, tracker biomolecolari, ceneri di carbone, teste di parafulmine e perfino i rilevatori di fumo che lampeggiano sul soffitto. La radioattività è più vicina di quanto si pensi.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©