Amministratori

Cingolani: transizione burocratica prima ancora che ecologica

Per il ministro servono norme e regole per operare in modo efficace e efficiente

di Celestina Dominelli

Quanto sia cruciale la transizione verde, che il suo dicastero sarà chiamato a declinare, lo dice il presidente dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, Pierluigi Stefanini, quando gli ricorda che il 37% delle risorse previste dal Recovery Fund per l’Italia dovrà essere destinato a questo capitolo. Ma il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha ben chiara la portata della sfida e così, intervenendo ieri all’evento organizzato dall’Asvis per la presentazione del rapporto su “Piano nazionale di ripresa e resilienza, legge di bilancio 2021 e sviluppo sostenibile”, va dritto al punto e ammette di vedere «un’urgenza formidabile» sullo snellimento e la semplificazione di norme e regole «che ci consentono di operare in maniera efficace ed efficiente».

La premessa da cui muove è la stessa che aveva rimarcato, non più tardi di qualche giorno fa, nella sua prima uscita pubblica in occasione della conferenza preparatoria della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile: «L’equazione riconosciuta da tutti è questa: pianeta in salute, persone in salute, società giusta. Mettere queste tre grandi idee insieme, però, è estremamente complesso». Serve, sottolinea il ministro, «una visione della transizione ecologica, ma serve anche una transizione burocratica». Un passaggio che Cingolani precisa di lì a poco. «Dobbiamo essere coscienti del fatto che possiamo avere idee fantastiche per risolvere i problemi che si pongono per il futuro - prosegue - ma dobbiamo anche avere strumenti e regole che ci consentano di mettere a terra le nostre decisioni». Perché, è il suo ragionamento, «senza questa transizione burocratica tutti i nostri sforzi non dico che rischiano di essere vani, ma di essere estremamente ridotti in efficacia».

Insomma, il percorso che porta alla definitiva messa a terra del piano per il Recovery Fund - su cui, chiarisce, «stiamo lavorando in maniera molto intensa» - dovrà tenere conto dell’esigenza di una decisa semplificazione, ma avrà bisogno anche di un preciso modus operandi. «L’obiettivo - spiega - non può essere raggiunto con la sommatoria di indirizzi e progetti verticali, deve esserci un cambiamento culturale che parte dalla coscienza dei problemi che deve essere affrontati in maniera adeguata, compartecipando alle decisioni». Per questo, «stiamo coinvolgendo tutti i ministeri perché i problemi complessi devono essere affrontati in modo non verticale. Sarà difficile soddisfare tutti, ma abbiamo occasione unica affinché l’Italia diventi leader nella qualità di vita e una nazione estremamente attrattiva», chiarisce Cingolani. Al quale, sempre ieri, il leader della Lega, Matteo Salvini, nel corso di un’intervista su Facebook, non ha risparmiato una piccola stoccata dopo le dichiarazioni del fisico milanese sui danni per la salute e l’ambiente legati al consumo di molta carne. «Da un ministro mi aspetto semplificazione delle procedure, non che dica cosa bisogna mangiare a pranzo e cena».

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